GIRO D’ITALIA 2023 / De Marchi: «Sto con Vegni, no alle tappe corte. Che problema c’è se ieri Zana ha tirato?»

De Marchi
Alessandro De Marchi all'arrivo di Melfi, terza tappa del Giro d'Italia 2023
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Alessandro De Marchi, uno degli artisti della fuga del gruppo, ha costruito i suoi successi più belli e prestigiosi muovendosi da lontano e potendo contare su un fondo e una resistenza invidiabili. Per questo non può essere d’accordo con chi vorrebbe accorciare le tappe per assecondare le esigenze televisive o il palato del pubblico sempre più assuefatto allo spettacolo.

Alessandro, quindi stai dalla parte di Mauro Vegni.

«Assolutamente sì. Capisco che i tempi cambino e che si debbano prendere in considerazione anche le esigenze televisive, ma non si può snaturare così tanto il ciclismo. È uno sport di fondo e resistenza, non di velocità. E non è vero nemmeno che diminuirebbero le cadute. Dipende tutto da noi corridori».

Ovvero?

«Perché quegli atleti che difficilmente possono sperare di vincere una tappa impegnativa ieri non sono andati in fuga coi due della Corratec? Ripeto, lo spettacolo o la tranquillità dipendono da noi. Ad esempio, a me non è piaciuto nemmeno vedere i fuggitivi rialzarsi a quaranta chilometri dall’arrivo della seconda tappa. A me hanno insegnato che ogni giorno è una chance, quindi mai arrendersi anzitempo».

A proposito di fughe, oggi ti vedremo all’attacco?

«Il nostro uomo per oggi è Zana, quindi lavoreremo affinché sia lui a poter centrare un bel risultato. Io comunque sarò nelle prime posizioni del gruppo, quindi non mi tiro certo indietro a prescindere».

Ieri in molti si sono rammaricati nel vedere Zana, campione d’Italia, lavorare per Matthews. Cosa ne pensi?

«Polemiche sterili, con tutto il rispetto. Avreste dovuto vedere com’era contento Filippo per aver aiutato Matthews. Il ciclismo è uno sport di squadra, quella di ieri era una frazione adatta all’australiano ed era giusto lavorare per lui. Oggi, a testimonianza di quello che dico, ribadisco che il nostro uomo è Filippo».

L’altro giorno ha vinto Milan, tuo compaesano. Che rapporto avete?

«Direi ottimo. Il nostro percorso è simile, entrambi forgiati dal Cycling Team Friuli, anche se abbiamo caratteristiche diverse e lui dispone di un talento che io non ho. Immaginavo che a San Salvo potesse vincere, infatti avevo avvertito Matthews: controlla anche il ragazzone della Bahrain».

Come lo descriveresti?

«Adesso è cresciuto e può togliersi delle belle soddisfazioni. Quando abbiamo cominciato a pedalare insieme, diciamo cinque o sei anni fa, era ancora un bambinone: spesso si presentava in ritardo, voleva evitare certe salite. A ripensarci adesso, forse, sono stato anche troppo duro, ma mi piace pensare che le mie strigliate siano servite a qualcosa».