La Dsm continua a sembrare una realtà strana, fatta di paradossi e scelte difficili da spiegare. Ad esempio, nei programmi iniziali di Alberto Dainese non doveva esserci nessuna grande corse a tappe, lui che nel 2022 ne vinse una al Giro piazzandosi terzo in quella di Cahors al Tour de France. «E infatti al Giro sono stato convocato all’ultimo minuto per chiudere un buco. Però la gamba è buona e questo mi lascia sereno».
Avvicinamento strano, il tuo: ritirato sia dal Tour of the Alps che dal Romandia, non proprio due gare adatte ai velocisti.
«Non dovevo fare nemmeno quelle. Al Romandia mi ha fermato la squadra per non farmi stancare troppo. Ma adesso siamo qua, il resto non conta».
Ieri eri uno dei vagoni del treno di Mayrhofer. Perché?
«Ho fatto quello che la squadra mi ha chiesto, sono loro decisioni che io rispetto, visto che mi pagano».
Ma lo fai con piacere?
«Da una parte sì, perché in un team ci si aiuta e con Marius vado d’accordo. Dall’altra no, perché un velocista vorrebbe sempre buttarsi in volata in prima persona».
Ci sarà occasione, Alberto?
«Ne parleremo via via e vedremo. Io credo di sì, che insieme a Mayrhofer ci alterneremo».