Bracalente, giovani talenti crescono: «Sono uno scalatore che sogna di partecipare al Giro e al Valle d’Aosta»

Bracalente
Diego Bracalente della Colpack-Ballan
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Solo 46 sono gli atleti arrivati al Gran Premio Industria e Commercio di Larciano vinto da Ben Healy. Tra questi, anche il diciottenne marchigiano Diego Bracalente, il più giovane a concludere la prova. L’astro nascente della Colpack-Ballan era già arrivato 7° appena sette giorni prima sulle strade di casa del Gran Premio San Giuseppe di Montecassiano ed alla sua seconda esperienza tra i professionisti ha dimostrato caparbietà e solidità. Niente male per un ragazzo alla prima stagione tra gli Under 23, che si divide ancora tra la bici e i banchi di scuola.

«Quella di Larciano è stata una gara piuttosto tranquilla nella prima parte, al punto da farmi pensare di poter restare con i migliori fino alla fine. Tuttavia, negli ultimi quaranta chilometri la Uae, in particolare con Formolo, ha imposto un ritmo altissimo e nel finale ho dovuto gestire le poche energie rimaste per arrivare al traguardo».

In questi primi mesi sei riuscito a metterti in mostra sia tra gli Under 23 che tra i professionisti.

«Al Trofeo Laigueglia ho sottovalutato il freddo e la pioggia e all’ingresso del circuito finale avevo mani e piedi congelati: non mi sono coperto bene e ne ho pagato le conseguenze. Alla Firenze-Empoli, prima gara tra i dilettanti, mi sono mosso bene durante la prima parte di gara, ma nella parte conclusiva né io né i miei compagni eravamo presenti in una fuga numerosa e abbiamo dovuto inseguire. Fortunatamente, grazie alla scarsa collaborazione tra gli atleti del drappello davanti, siamo riusciti a ricucire e cogliere una bella vittoria allo sprint con Della Lunga. Le prime gare mi sono servite per prendere le misure ed ambientarmi, ma sto già iniziando a raccogliere i primi risultati».

Hai notato differenze tra le due categorie?

«Tra i professionisti nella prima parte di gara c’è un clima molto più disteso, mentre fra gli Under 23 molto spesso c’è bagarre fin dalla partenza. Essendo uno scalatore puro faccio un po’ fatica ad emergere nelle fasi più concitate di gara, ma quando si fa dura questo problema viene meno. Inoltre tra i professionisti credo che contino di più i numeri, specialmente in salita. Ma non solo…».

Spiegati meglio.

«Spesso essere forte in salita non basta. Prendo come esempio il mio compagno Meris: a Larciano era rimasto agganciato al gruppetto dei primi nella salita di Fornello, ma ha perso contatto in discesa a pochi chilometri dall’arrivo. Queste prime gare mi hanno fatto capire quanto debba migliorare in discesa per acquistare quella naturalezza e precisione con cui molti professionisti riescono a scendere, anche sul bagnato. Ho ancora molto da lavorare, soprattutto su aspetti tecnici e tattici. Fino allo scorso anno, il mio ultimo tra gli juniores, potevo permettermi di correre più istintivamente. Alcune volte mi è andata bene, altre meno. Mi riferisco al Giro della Lunigiana, dove spesso e volentieri ho attaccato in salita, per poi perdere terreno in classifica generale per fughe che ho sottovalutato o per problemi meccanici che potevo gestire meglio».

Dopo le sette vittorie tra gli juniores, l’ottima esperienza in maglia azzurra ed il Premio della Combattività allo scorso Giro della Lunigiana, sei passato alla Colpack-Ballan. Che ambiente hai trovato?

«Molto professionale. Al momento non ho avuto modo di stare per lunghi periodi a contatto con lo staff per impegni scolastici, ad eccezione del breve ritiro a Calpe di inizio febbraio. Frequento l’ultimo anno dell’Agraria e fino alla maturità sarà la scuola ad avere la precedenza. Di conseguenza il mio programma di gare ed allenamenti viene stabilito settimanalmente con Fusi, Giovine, Bevilacqua e Valoti. Viene richiesta serietà ed impegno, soprattutto ai più grandi, ma i risultati si vedono».

Per voi sono già arrivate le vittorie alla Popolarissima e alla Coppa San Geo con Davide Persico e alla Firenze-Empoli con Francesco Della Lunga. Affermazioni di un certo spessore, insomma.

«Le vittorie sono importanti, ma non sono un’ossessione per la squadra. Essendo una continental, sono molto importanti anche i risultati nelle gare professionistiche che piano piano stanno iniziando ad arrivare, a partire dal quinto posto di Meris alla Per Sempre Alfredo. Spesso ci si lascia intimorire dalla presenza dei team World Tour e Professional, ma la differenza con i migliori della nostra categoria non è poi abissale. In questi momenti è fondamentale il supporto mentale dei direttori sportivi, Bevilacqua e Valoti. Esigente e motivatore il primo, meticoloso e rilassato l’altro».

Quali sono i tuoi prossimi impegni e gli obiettivi per questa stagione?

«Sarò presente domenica al Trofeo Piva e martedì a Mercatale, in aiuto dei miei compagni. Per questa stagione il mio obiettivo principale è quello di imparare il più possibile, chiedendo consigli ai più grandi e partecipando a gare di primo piano. Non mi nascondo: mi piacerebbe partecipare al Giro d’Italia e al Valle d’Aosta, appuntamenti clou per uno scalatore che ama le lunghe salite come me. Se poi arriverà qualche bel risultato utile per il morale, ben venga».

Sogno nel cassetto?

«Il professionismo, senza dubbio. Ho scelto la Colpack perché credo sia l’ambiente giusto per emergere. Non voglio rimpianti: sono pronto a dare il massimo per realizzare il mio sogno. Se non dovessi riuscirci mi dedicherò alla mia seconda grande passione, la campagna. Ancora oggi, quando riesco, mi piace darmi da fare per la piccola azienda agricola familiare. La vita del contadino e del ciclista non sono poi così differenti».