Guasco: «Non voglio avere rimorsi e così continuo a inseguire il professionismo per un’altra stagione»

Mattia Guasco ha iniziato con la Sias Rime la stagione decisiva verso l'ambito salto nel professionismo (foto: Sias Rime)
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Mattia Guasco si è ritrovato la possibilità di passare professionista “in casa”. La Qhubeka, dove ha militato per tre anni, in questa stagione è diventata una Professional con il nome di Q36.5, sempre sotto la guida del general manager Douglas Ryder. L’occasione è arrivata, però, dopo una stagione molto difficile per Guasco… «Avevo già immaginato che non ci fosse posto per me nella nuova squadra – ci racconta il corridore ligure – L’anno scorso ho affrontato diversi problemi: a inizio stagione ho subito un intervento al naso, saltando la preparazione invernale, dopo le prime gare disputate mi sono fermato per più di una settimana a causa dell’influenza e poi è arrivata la batosta più grande. Alla fine del Giro d’Italia sono risultato positivo al Covid per un mese e questo ha condizionato tutta la seconda parte di stagione».

Così per proseguire hai scelto la Sias Rime. Perché proprio loro?

«Dopo un anno difficile, l’ultimo da Under 23, ero indeciso se smettere o meno. Poi mi sono convinto a inseguire ancora il professionismo, ma all’ultimo firmando a settembre. La Sias mi aveva già cercato l’anno precedente, tornando a contattarmi a maggio e anche verso fine stagione. Così ho pensato che fosse la squadra migliore dove continuare».

Cosa ti ha convinto a proseguire?

«Non voglio avere rimorsi. Smettere l’anno scorso senza aver avuto la possibilità di esprimermi al meglio, a causa dei diversi acciacchi, sarebbe stato un errore. Voglio correre un’altra stagione per mettermi davvero alla prova e gareggiare al massimo delle mie potenzialità. Ho voglia di riscattare un anno problematico».

Com’è stato l’approccio nella nuova squadra?

«Ci siamo visti due giorni a dicembre tutti insieme senza bici per conoscerci meglio. Poi abbiamo fatto un primo ritiro a inizio gennaio e al secondo non sono andato per problemi familiari. Mi sono trovato bene fin da subito con compagni e staff e la preparazione invernale è andata per il meglio. Voglio sottolineare come la squadra abbia messo a mia disposizione anche un cardiologo, visto che dopo aver contratto il Covid ho avuto un problema al cuore».

Com’è andato il debutto in stagione?

«Ho partecipato alla Coppa San Geo, al GP Misano e al Memorial Polese. L’obiettivo era di non partire fortissimo, visto che le gare più adatte a me sono più avanti. Le sensazioni sono state comunque buone. Purtroppo al Polese sono stato fermato da un problema meccanico e mi sono dovuto ritirare, ma le altre due corse sono riuscito a terminarle nelle posizioni di testa».

Quali sono le gare che ritieni più adatte a te e nelle quali punterai a far bene?

«Ho corso tre anni in Toscana e ora il calendario è molto diverso. Di primo acchito sicuramente il GP Colli Rovescalesi e la Freccia dei Vini. In generale tutte le corse abbastanza impegnative e vallonate, ad hoc per le mie caratteristiche».

Mattia Guasco al debutto stagionale con la maglia della Sias Rime, la sua nuova squadra

Tornando alla scorsa stagione, a maggio ci raccontavi che volevi tanto ottenere la prima vittoria da dilettante e ci sei riuscito proprio in quei giorni a Malmantile. Come è arrivato quel successo e che ricordo ne hai?

«Venivo da un periodo positivo, due settimane prima al GP del Marmo ero andato molto forte. Poi avevo in programma di correre il weekend seguente il Trofeo Matteotti e La Medicea, ma proprio durante il fine settimana sono stato male a causa di un virus intestinale. Quindi ho saltato quelle due gare e ho ricominciato ad allenarmi dal lunedì. La condizione era comunque buona e la domenica a Malmantile mi sentivo proprio bene: ho vinto con facilità».

 «Ho la netta sensazione di non aver dato quasi mai il mio massimo nell’ultimo biennio. Probabilmente non ho creduto sempre in me stesso come avrei dovuto», ci dicevi lo scorso anno. Aver fiducia dei tuoi mezzi sarà il tuo obiettivo principale?

«Certo, al di là dei risultati e delle prestazioni. Mi sono presentato a questa stagione con il peso adeguato, un aspetto che negli anni scorsi è stato un problema. Non ho difficoltà di cui preoccuparmi e devo solo pensare ad allenarmi al meglio, sperando che senza intoppi la condizione migliore arrivi da sé».

Alla Qhubeka sei stato un ottimo “uomo squadra”, il diesse Daniele Nieri ce l’ha confidato più volte. Come immagini questo ruolo nella nuova squadra? Sei quello con più esperienza…

«I direttori sportivi della Sias credo che mi ritengano una persona affidabile. Se in alcune situazioni ci sarà da alzare la voce o metterci la faccia mi confronterò comunque con i miei compagni, come per esempio Giovanni De Carlo: è al primo anno élite anche lui e conosce meglio le dinamiche della squadra, essendoci da più tempo. Sento di avere una grossa responsabilità in mano, ma ne sento meno il peso grazie alla fiducia dei diesse».

Accusi invece il peso di trovarti, come ci hai detto, nell’anno decisivo verso il professionismo?

«No, ci penso parecchio ma non mi tormenta. Rifletto soprattutto su quello che ci sarà dopo nel caso dovessi smettere di pedalare. Ma ora non riesco a rispondere alle domande che mi pongo sul futuro. Ho frequentato il liceo scientifico, ma non ho proseguito gli studi per dedicarmi a pieno alla bici. Ed è quello che farò anche quest’anno, senza preoccuparmi troppo per quello che verrà dopo».

E se il “dopo” sarà in sella a una bicicletta, cosa sogni da corridore professionista?

«Sogno di vincere il Trofeo Laigueglia, che ho già avuto l’occasione di correre lo scorso anno e nel 2020. Per me è la gara di casa e mi piace molto. Poi vorrei sicuramente partecipare alla Milano-Sanremo».