Per preparare come si deve le prime trasferte stagionali al Nord, Marino Amadori ha scelto le miti temperature della Puglia. Un raduno che è cominciato lunedì pomeriggio e che terminerà sabato, alla vigilia della Popolarissima, il prossimo appuntamento importante del calendario italiano (e del Prestigio Bicisport).
«Come centro del nostro quartier generale abbiamo scelto Giovinazzo – spiega Amadori – Devo dire che la Puglia, soprattutto per merito di alcune figure particolarmente appassionate di ciclismo, sta investendo molto nel nostro sport. Noi siamo ospiti, tanto per capirci. Ieri, peraltro, hanno presentato le tre gare che come nazionale abbiamo già affrontato lo scorso anno prima di partire per i campionati del mondo in Australia. Sono in programma l’otto, il nove e il dieci settembre».
Marino, quali ragazzi hai deciso di portare in Puglia con te?
«Sono sei: D’Amato, Epis, De Cassan, Milesi, Villa e Bruno. Ragazzi che m’interessano, in cui ho intravisto del potenziale e che vorrei conoscere meglio per capire se, ed eventualmente quando, posso puntarci. Di corridori ne abbiamo parecchi, limitarsi ai soliti nomi sarebbe sbagliato: è giusto che abbiano la loro chance anche gli atleti più giovani e con un cognome, almeno per il momento, meno altisonante, se così si può dire».
Almeno un paio di questi nomi torneranno buoni per la Gand-Wevelgem, in programma domenica 26 marzo.
«Non c’è ancora una formazione definitiva, ma sicuramente sto seguendo con attenzione D’Amato ed Epis, due corridori veloci e resistenti che io reputo adatti per una gara come la Gand. Non rientra nella Nations Cup, ma il livello sarà comunque alto. Quello che serve ai nostri ragazzi per colmare il gap coi coetanei stranieri».
A quali altri nomi stai pensando per la trasferta in Belgio?
«Diciamo che D’Amato, Moro, Portello, Pinazzi ed Epis potrebbero far parte della spedizione, con Moro come riferimento principale per talento ed esperienza, visto che comunque ha già partecipato un anno fa arrivando subito dietro al gruppo dei primi. Però non escludo a priori nemmeno Oioli, Pezzo Rosola, Conforti, che al debutto con la Green Project s’è mosso benino, e Baroni, un talento che non vorrei andasse a perdersi».
Una corsa che, tuttavia, alla tua nazionale è sempre rimasta indigesta.
«Se ci penso mi viene il mal di testa, lassù ho sempre preso delle gran legnate. Non raccogliemmo nulla nemmeno con Mozzato, che adesso tra i professionisti nelle semiclassiche del Nord si piazza regolarmente. Troveremo di tutto: strade strette e cambi di direzioni, vento e ventagli, pianura e muri. Serve anche la fortuna: l’anno scorso finirono a terra Epis, Dapporto e Buratti, per fare un esempio. Ma è in corse del genere che si capisce cos’è il ciclismo».
Quella alla Gand-Wevelgem non sarà l’unica trasferta prestigiosa della nazionale.
«Assolutamente no, siamo riusciti ad imbastire un bel programma. I nostri ragazzi hanno bisogno come il pane del confronto internazionale, se per svariati motivi le loro squadre non riescono a garantirglielo allora è giusto che intervenga l’Italia. Mi piace sottolineare e ricordare che al Nord ci saranno la Colpack e il Friuli, ragion per cui non convocherò loro corridori nelle gare in cui saremo entrambi presenti. Abbiamo in calendario diversi appuntamenti: Circuit des Ardennes, Liegi, Tour de Bretagne, Kreiz Breizh Elites. Senza dimenticare le prove di Nations Cup: Orlen, Corsa della Pace, Tour de l’Avenir. E ovviamente gli europei e il mondiale».
La maggior parte sono corse a tappe.
«Non è un caso, sono fondamentali per la crescita di un giovane corridore. Ad esempio, secondo me Pinazzi ha il miglior spunto veloce d’Italia, ma ha bisogno di formarsi e di rafforzarsi, di superare meglio le salite e di aumentare il fondo e la resistenza. Ecco perché dal 6 al 9 aprile parteciperà al Circuit des Ardennes, dove ci sarà anche Bruttomesso. Lassù non andrò io, ma Mario Scirea: quello è un periodo complicato, pieno zeppo di gare di livello anche in Italia, e quindi è necessario dividersi per seguirle tutte».
Per il Circuit des Ardennes e il Tour de Bretagne potresti convocare anche gli elite. Hai già pensato a qualcuno?
«Mi vengono in mente Zurlo e Nencini, corridori di talento che secondo me sono ancora in tempo per passare professionisti. Non sarà l’unica occasione in cui attingerò al di fuori degli Under 23. Per il Tour de l’Avenir, ad esempio, prenderò in considerazione corridori come Piganzoli, Garofoli, Germani, Raccani, Milesi e Calzoni: sono professionisti, è vero, ma posso ancora convocarli e il livello sarà talmente alto che avrò bisogno di loro».
Per la Liegi, invece, chi vorresti coinvolgere?
«La maggior parte dei corridori italiani ha le caratteristiche necessarie per far bene sui percorsi vallonati, quindi siamo abbastanza coperti. Avrò De Pretto e Buratti, due dei nostri migliori talenti, e poi potrò finalmente capire di che pasta è fatto Villa. L’impressione che ho avuto è ottima: è solido, veloce, si muove bene in gruppo, lo scatto non gli manca. Sono curioso di vedere come si comporta in un contesto internazionale. E poi sto riflettendo anche su Fede, talento interessante che milita nel vivaio della Ag2r».
Non avrai Busatto, dunque.
«No, Busatto sarà con me all’Orlen Nations Grand Prix, in Polonia, dal 24 al 28 maggio. Alla Liegi, invece, vestirà la sua attuale maglia di club, quella del vivaio della Intermarché. E’ un corridore di grande valore che, dal mio punto di vista, sta compiendo un percorso ideale. Se lo fanno correre troppo coi professionisti? No, direi di no. Gli stanno facendo capire come funziona dall’altra parte: ci sono periodi in cui si corre e periodi in cui, invece, si tira il fiato e ci si allena da soli, e le corse di primo piano si alternano con quelle di secondo piano. E’ un peccato che non abbia ancora vinto tra gli Under 23: gli auguro di sbloccarsi al più presto in una grande gara».
L’obiettivo principale con Buratti è il campionato del mondo?
«Dopo la stagione passata, è chiaro che deve ambire al massimo. Più in generale, direi di diventare uno dei migliori dilettanti del mondo. Farà un bel calendario e le occasioni, di crescita e di successo, non gli mancheranno. Vincere una tappa all’Avenir sarebbe molto importante. E certo, il percorso degli europei e dei mondiali gli calza a pennello, quindi credo che lui sia il primo a volerci puntare».
Con te in Puglia ci sono anche Milesi e Bruno, rispettivamente del 2004 e del 2003. Descriviceli.
«Milesi ha un bel fisico, è alto 1,85 e la pianura è il suo elemento. Ad essere sincero l’ho visto bene anche sugli strappi, ma ovviamente essendo al primo anno è tutto da scoprire. Magari per centrare qualche risultato impiegherà ancora qualche settimana, ma uno che fa il mio mestiere non può limitarsi a consultare gli ordini d’arrivo. Bruno, invece, è uno scalatore che si era già messo in mostra nel 2022 vincendo la classifica dei Gran premi della montagna al Giro del Friuli».
Marino, domenica c’è la Popolarissima. Chi vince?
«Bisognerebbe avere sottomano la lista dei partenti, che ancora ovviamente non c’è. Io credo che Pinazzi possa essere considerato il favorito principale. Poi, certo, potrebbe esserci la Colpack con Persico e Della Lunga e presumo il Friuli con Skerl e Bruttomesso, col secondo in grado di resistere nel caso in cui dovesse venire fuori una corsa dura. Mi aspetto una bella volata di gruppo».