Viviani si divide fra strada e pista: «Voglio tornare ad essere Viviani, anche in Nazionale»

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Elia Viviani vince la prova dell'Eliminazione ai mondiali su pista
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La stagione di Elia Viviani comincia in gennaio a San Juan in Argentina. Poi gli Europei su pista a Grenchen, in Svizzera, nel velodromo che ha visto l’impresa di Filippo Ganna nell’Ora, e ancora Uae Tour, Parigi-Nizza, Milano-Sanremo e Gand-Wevelgem, i suoi sogni. A quel punto lui e la Ineos prenderanno una decisione a proposito del Giro d’Italia. «La squadra è tutta per Geraint Thomas, ma dipenderà da come vado in primavera. Mi piacerebbe tornare al Giro, però devo valerlo. Non mi viene dato nulla per scontato solo perché mi chiamo Viviani. Io sono un grande combattente, e questa è una situazione in cui sei abbattuto e vuoi risalire», ha detto Elia alla Gazzetta dello Sport.

Elia Viviani, bronzo nell’Omnium alle olimpiadi di Tokyo 2020 (foto: Bettini/Federazione Ciclistica Italiana)


Viviani in questi giorni sta alternando il lavoro sulla pista di Montichiari e gli allenamenti su strada: oggi prevale la strada, ma farà comunque un’ora su pista, domani pista dalle 10 alle 14 con Marco Villa e il gruppo di 40 azzurri tra uomini e donne che hanno già la testa all’Olimpiade di Parigi. «Se penso a quanti eravamo prima di Rio 2016, meno di 10», dice ancora Elia. Che rivela di essere sorpreso soprattutto dal lavoro dei velocisti puri guidati da Ivan Quaranta, «il sogno è portare un velocista, uomo e donna, a Parigi 2024, per avere così azzurri in ogni specialità».


Gli azzurri a Montichiari stanno lavorando su intensità e velocizzazione. «La frontiera della pista moderna – spiega ancora il campione olimpico dell’Omnium a Rio – non è più la cadenza, ma la forza applicata ad alta cadenza. Facciamo partenze da fermo (forza esplosiva) e progressioni da 5 km (forza resistente) con rapporti più lunghi di quelli da gara, 63×12 invece che 63×14, fino ad avvicinarci ai tempi-gara. È una progressione alla forza, tenendo le pedalate più basse (90-100, invece che 114-115). Il rapporto-gara lo usiamo solo per prendere dei riferimenti e di solito nel terzo giorno di lavoro per velocizzare la pedalata e lasciare la “memoria” nelle gambe».

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Elia Viviani in maglia Ineos alla Tirreno-Adriatico


Più avanti di un anno fa («la Sei Giorni di Rotterdam mi ha dato qualcosa in più»), Elia sente di dover dimostrare qualcosa. «Voglio partire subito forte per riprendermi quella considerazione sia nel team sia in Nazionale. È dal 2017 che non faccio il Mondiale, anche per i miei non risultati. Voglio essere un riferimento per il c.t. Bennati: il Mondiale a Glasgow e l’Europeo in Olanda sono adatti a me. I sogni sono tanti, adesso devo lavorare per valerli». Parlando dei velocisti più forti del gruppo, Elia ci mette anche una possibile sorpresa: Jonathan Milan. «Fisicamente sembra superpotente, ma è resistente, tiene bene in salita, viene dalle crono ed è abituato a sforzi di 30′. Volata lunga da 300 metri e progressione allucinante». Quanto a Ganna, «Pippo non deve dimostrare niente a nessuno, ma può pensare a Sanremo e Roubaix. Le classiche non vanno a incidere sulle crono, e le preparerà nel migliore dei modi. Nella crono, deve puntare al tris mondiale e all’oro olimpico nel 2024». Chiusura con i programmi a lungo termine. «Su pista, arriverò a Parigi 2024 per fare nell’Omnium la quarta Olimpiade; su strada, punto a un contratto fino al 2026».