Europei 2022 / La prima di Bennati: «Non vi nascondo un po’ di emozione. La mia Italia? Un mix di esperienza e gioventù»

Bennati
Daniele Bennati in una foto d'archivio al Giro d'Italia 2022
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Sentendo Daniele Bennati alla vigilia degli Europei di Monaco, non si può notare che una grande emozione. L’aretino è volato in Germania dopo aver sciolto gli ultimi dubbi di formazione ed è pronto a debuttare come commissario tecnico in un appuntamento così importante.

Tensione, felicità e ricordi si uniscono in queste ore nella testa di Bennati, che ha passato molto tempo a parlare con i suoi ragazzi per delineare le tattiche di gara. Come sappiamo in corsa non saranno ammesse radioline, quindi sarà fondamentale per il cittì impartire le diverse strategie prima del via. Noi di quibicisport lo abbiamo intercettato e con l’occasione abbiamo avuto modo di fargli alcune domande.

Bennati, ormai ci siamo. Cosa passa nella testa del cittì giunto a questo importante appuntamento?

«Sto vivendo bene questo momento, anche se non posso nascondere una certa emozione. Il ruolo da cittì mi stimola molto, ma ho scoperto che fare il selezionatore non è per nulla facile. È la prima volta che mi capita di fare delle scelte, di lasciare qualcuno a casa dopo averlo inserito in una lista più ampia».

Chi hai dovuto tenere fuori?

«Non mi piace dirlo, loro lo sanno perché ovviamente ci ho parlato più volte. Sai, quando ci sono questi appuntamenti importanti bisogna costruire una squadra forte e noi come Italia abbiamo il dovere di presentarci nelle migliori condizioni. È chiaro che tutti non possono rientrare. Comunque fare queste scelte fa parte del mio ruolo: ho rotto il ghiaccio. Un bel warm-up in vista dei mondiali».

Come sei arrivato agli otto nomi?

«Avevo abbastanza le idee chiare fin dall’inizio, ho fatto solo piccole modifiche in base ai risultati di queste ultime settimane. Per esempio Jonathan Milan fino a dieci giorni fa non era nemmeno nella lista dei dodici, poi ha deciso di non fare la pista e in Polonia ha dimostrato di andare forte. Ecco allora che l’ho inserito al posto di Oss che non ha ancora recuperato».

Come cambia la nazionale con Viviani al posto di Nizzolo?

«Cambia poco o nulla. Inseriamo un velocista forte al posto di un velocista forte. Fortunatamente Viviani era già qui a Monaco per delle prove in pista e quando gli ho comunicato che mi sarebbe piaciuto averlo in squadra vista la defezione di Nizzolo, lui ha dato subito piena disponibilità».

Quindi, in generale, come giudichi la tua squadra?

«Non dobbiamo girarci attorno. Non siamo i favoriti e non dobbiamo avere la presunzione di presentarci come tali: per noi è un Europeo di transizione. Il mio progetto avrà una prima linea dopo le Olimpiadi 2024, quindi quello che mi preme maggiormente è costruire un gruppo di lavoro competitivo e che vedrà in quella occasione il suo punto di massima».

Da qui si spiegano anche i tanti giovani selezionati?

«Esattamente. Comunque parliamo di giovani non inesperti. È vero, Dainese è alla prima esperienza importante con la maglia della nazionale, ma ha vinto quest’anno una tappa al Giro e partecipato al Tour de France da capitano della Dsm. Mozzato, come dicevo, è stato il miglior italiano nelle classiche. Milan e Ganna sono campioni olimpici, Baroncini ha vinto un mondiale U23».

Affiancati a uomini più esperti…

«I giovani hanno sempre bisogno di uomini che li guidano e li istruiscano. Guarnieri in questo senso rappresenta più di tutti l’uomo squadra, oltre ad essere un ultimo uomo fenomenale. Trentin e Viviani alla stessa maniera sono dei vincenti, ma che possono insegnare molto ai più giovani, soprattutto a livello comportamentale e tattico in corsa».

Quale sarà il ruolo di Ganna?

«Anche Filippo, un po’ come Milan, è stato inserito in un secondo momento. Io avevo il desiderio di farlo correre, ma bisognava capire come avrebbe fatto a unire la pista, la crono e la strada. Poi ci ha riferito che avrebbe rinunciato a pista e crono, così si è reso disponibile per la prova in linea. Lui sarà il jolly della squadra, non avrà un ruolo preciso. Molto dipenderà da come si mettono le cose in corsa: può essere una punta per un finale ad alta intensità, così come un compagno prezioso nel treno per la volata».

Parliamo invece di Baroncini…

«Filippo è davvero un corridore interessante per le corse di un giorno del futuro, oltre a essere campione del mondo Under 23. Gli ho chiesto di rendersi disponibile alla causa azzurra: chiaramente il percorso così veloce non lo favorisce molto, quindi lavorerà per i suoi compagni e se ci sarà occasione si inserirà in un’azione da lontano».

E Dainese?

«Alberto è molto veloce, ma non è uno sprinter puro. Si difende molto bene anche su brevi strappi, infatti al Circuit Franco Belge, ultima uscita prima del mondiale, ha vinto la volata degli inseguitori. Peccato perché se avesse avuto dei compagni avrebbe potuto vincere. Lui quest’anno ha corso tantissimo, quindi gli Europei rappresentano un po’ il suo ultimo grande obiettivo. In volata potrebbe essere il nostro uomo, ma dobbiamo vedere come staranno lui e i suoi compagni».

Che gara sarà?

«Mi aspetto che Belgio e Olanda prendano in mano la situazione fin dall’inizio. I primi hanno Merlier, i secondi Jakobsen. Anche la Francia può essere protagonista, potendo contare su Demare. Proveranno a tenere chiusa la corsa per arrivare in volata».

E noi come ci muoveremo?

«Non ci limiteremo ad aspettare passivamente la volata. Abbiamo in serbo diverse opzioni».