Tour de France Femmes 2022 / La Flamme Rouge di Tatiana Guderzo: «Van Vleuten inarrivabile. Il quinto posto di Silvia Persico? Un trampolino di lancio per il suo futuro»

Tour de France
Annemiek Van Vleuten sullo sterrato della Super Planche des Belles Filles al Tour de France Femmes (foto: A.S.O./Boukla)
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Sulle rampe della Planche des Belles Filles è andato in archivio il primo Tour Femmes rilanciato da Aso. Un finale splendido con tantissimo pubblico, uno spot bellissimo per il ciclismo femminile sperando, come ha detto Anna Van der Breggen, fuoriclasse olandese che da quest’anno guida l’ammiraglia della Sd Worx che «le bambine vedendo in televisione le loro campionesse si possano avvicinare di più alla bici». Lo speriamo tutti, intanto ci siamo goduti il trionfo in maglia gialla di Annemiek Van Vleuten, regina incontrastata della corsa francese. 

Tatiana Guderzo, la campionessa del mondo di Mendrisio, che ci ha accompagnato con le sue valutazioni e i suoi giudici tecnici lungo le otto tappe del Tour lo aveva preannunciato: difficilmente Annemiek si sarebbe fatta sfuggire la vittoria nell’ultima tappa.

«La Van Vleuten vincendo il primo Tour trionfando in giallo sulla Planche – afferma Tatiana – ha dimostrato la sua superiorità in salita. Forse al Giro Donne si era vista una Annemiek non così brillante, invece al Tour ha fatto capire che le cose erano tornate alla normalità e lei è una che quando dichiara non sbaglia. Con l’azione nella tappa di ieri si può dire che abbia fatto tutto da sola, si è presa la responsabilità di mettere sul piatto quello che c’era da mettere: la sua tattica era staccare tutte. Oggi verso la Planche ha completato l’opera. Una vera fuoriclasse, un gradino superiore alle altre». 

Seconda sia nella tappa che nella classifica una Demi Vollering che ha combattuto fino alla fine.

«Più che perdere il Tour direi che la Vollering ha vinto un secondo posto. Quando un’atleta dà tutto quello che ha, senza lasciare un briciolo di energia nel serbatoio, non può recriminare nulla: le sue forze la hanno portata fino a quel punto. Un po’ di amarezza può essersi solo per la mancata vittoria di tappa alla quale teneva moltissimo». 

E poi lo splendido terzo posto di Silvia Persico… Di lei avevi detto: se centra la top five, può considerarla una vittoria…

«Penso che nemmeno Silvia all’inizio avesse mai sperato, né creduto di arrivare tra le prime cinque. Questo Tour per lei è un trampolino di lancio per il suo futuro, le dà la consapevolezza di essere una donna da corse a tappe. Non ha paura di buttarsi in volata, in salita non fa l’errore di andare fuorigiri, sullo sterrato è a suo agio. Adesso deve crederci e anche la nazionale italiana è più completa e per i prossimi anni abbiamo un’atleta atleta da poter applaudire su terreni diversi». 

Elisa Longo Borghini porta a casa un sesto posto, come giudichi la sua corsa. 

«Credo che la Longo Borghini abbia comunque dimostrato un livello alto, perché esclusa la Van Vleuten che è fuori dalla portata di tutte, per quanto riguarda le altre le prestazioni sono state abbastanza omogeneo. Ho visto una Lngo che ci credeva, che ci ha provato, che puntava al podio e ha dato tutto. Si può recriminare forse solo su qualche errore tecnico nella tappa di ieri, quando è rimasta a lungo da sola, ma penso che Elisa torni a casa con la tranquillità di aver lavorato bene e di aver dato tutto».