TOUR DE FRANCE / Lo scacchiere tattico: la UAE vuole cannibalizzare la corsa, ma ne è in grado? Jumbo e Ineos restano in sordina pronte a colpire

Tadej Pogacar e tutta la UAE Team Emirates, alla partenza della quattordicesima tappa del Tour de France 2021, da Carcassonne (foto: A.S.O./Charly Lopez)
Tempo di lettura: 2 minuti

La tattica nel ciclismo a volte è invisibile, ma spesso risulta determinante. Così proviamo a tracciare un bilancio tattico delle nove tappe andate in scena finora al Tour de France. Un’analisi in prospettiva prima che la corsa francese entri nel vivo con le grandi montagne, focalizzandoci sulle tre maggiori squadre: UAE Team Emirates, con la maglia gialla Tadej Pogacar, Jumbo-Visma, con Jonas Vingegaard e Primoz Roglic, e Ineos-Grenadiers, con Geraint Thomas e Adam Yates rimasti nascosti al momento.

Tour de France: come si sono mosse tatticamente le tre corazzate

La UAE Team Emirates si è vista poco nelle prime tappe, poco mosse, dove hanno lavorato maggiormente le squadre dei velocisti e la Jumbo-Visma della maglia gialla Wout van Aert. La formazione emiratina è stata invisibile nella frazione del pavé, Pogacar ha fatto tutto da solo sulle pietre dell’Inferno del Nord trovando fortuiti appoggi in corsa, come quello di Alberto Bettiol. Dalla giornata seguente, quando il 23enne sloveno di Komenda ha preso la gialla trionfando sullo strappo di Longwy, la UAE è sempre stata in testa al gruppo a controllare la corsa, lasciando le briciole agli avversari con il proprio capitano. Quest’ultimo primo sulla Super Planche des Belles Filles e terzo a Losanna. Spazio alla fuga solo nella frazione di ieri, la prima di montagna, con Pogacar sempre pronto a raccogliere il più possibile: uno scatto agli ultimi 150 metri, con Vingegaard a ruota, per guadagnare tre secondi su tutti gli altri in classifica. Tadej ha già impresso il suo marchio alla corsa, senza comunque spendere troppo. Nessun’azione dispendiosa, colpendo solo muovendosi nel finale. Certamente anche lo scatto sul traguardo a Châtel potrebbe essere interpretato da qualcuno come un segno di insicurezza e paura per quello che verrà. Dietro dichiarazioni come «Penso che siamo la squadra più forte di tutto il Tour» potrebbero nascondersi sofferenze, come quella, conosciuta, per il caldo. Viene da pensare ad Egan Bernal al Giro 2021, quando ad inizio corsa scattava poco prima di ogni traguardo e infatti nella terza settimana subì momenti difficili. Pogacar l’anno scorso dopo nove tappe e un profilo di corsa simile aveva più di cinque minuti di vantaggio su Vingegaard, ora trentanove secondi. Aumenteranno o diminuiranno?

La Jumbo-Visma in questa prima settimana abbondante ha fatto muovere tanto, forse troppo, Wout van Aert. Corridore ormai preziosissimo anche in salita (basta ricordare la vittoria nella tappa con il doppio Ventoux al Tour 2021), ha ricevuto carta bianca dai propri diesse. E così pancia a terra e quante energie spese, toccando l’apice con la spettacolare fuga solitaria in maglia gialla nella sesta tappa. Se partendo con il doppio capitano potevano risultare più deboli su alcuni lati, la strada ha fatto ricadere un ruolo di primo piano nelle gerarchie su Vingegaard. Roglic è sicuramente un passo indietro dopo le sfortune nell’Inferno del Nord, anche se a 2’52” non è proprio tagliato fuori dai giochi a prescindere. Il terzo posto alla Super Planche a 12″ da Pogacar e il compagno danese parlano chiaro: la condizione c’è.

La Ineos-Grenadiers ha mantenuto le due punte britanniche, Thomas e Yates, ben nascoste. Martinez ieri ha preso sedici minuti, ma sulle montagne potranno contare sempre su ottimi gregari, a partire da Castroviejo, il migliore del Tour probabilmente. E attenzione a non sottovalutare Adam Yates, l’unico che finora in passato insieme a Roglic (Tour 2020) e Vingegaard (Tour 2021) ha provato a sorprendere Pogacar, che ha comunque ha sempre ben reagito, spuntandola. Ricordate la progressione del britannico lungo la salita di Jebel Hafeet all’UAE Tour? Pogacar stesso ammise di credere di non riuscire a seguirlo.