TOUR DE FRANCE / 8° deTOUR: duecento anni di Pasteur, la seduzione della conoscenza

TOUR DE FRANCE / 8° deTOUR: duecento anni di Pasteur, la seduzione della conoscenza
Tempo di lettura: 2 minuti

deTOUR, deviazione: è quel momento prezioso che interrompe il tempo di un viaggio, costringendoci a uscire dalla strada segnata sulle mappe (o sul Garibaldi). Quando fai una deviazione ti si apre un mondo di possibilità. Vi invitiamo a seguirci, a venire con noi ogni giorno, per tutte e 21 le tappe di questo Tour de France.


La mezzanotte era passata da due ore, il freddo era quello tagliente della fine di dicembre. A casa Pasteur, a Dole, nel Giura, riempirono i bicchieri per festeggiare: il terzo figlio era un maschio, gli misero nome Louis. Il padre, Jean-Joseph, era stato sergente nell’esercito di Napoleone, e quando tornò dalle armi lavorò da conciatore, che era il mestiere di famiglia. La madre, Jeanne-Etiennette Roqui, era nata da una coppia di giardinieri, e aveva sposato Pasteur il 26 agosto 1816. Fin da subito, fu molto chiaro che Louis aveva un vero talento per la pittura: faceva ritratti ai membri della sua famiglia e anche ad altri abitanti del paese. Eppure, il suo destino non era legato all’arte. Si laureò prima in lettere e poi, dopo un iniziale fallimento, anche in scienze matematiche. Era supplente alla Facoltà di Scienze di Strasburgo quando sposò, a 27 anni, Marie-Anne Laurent, la figlia del rettore: lei gli diede cinque figli, scrisse sotto dettatura tutto quello che Louis le dettava e fino alla sua morte, nel 1910, ne ha custodito la memoria. 

«Pasteur – ha detto il presidente francese Macron inaugurando il bicentenario della nascita dello scienziato, che cadrà il 27 dicembre di quest’anno – è l’esempio di quello che la scienza ci permette di fare: i suoi esperimenti e le sue scoperte hanno permesso di migliorare la vita di milioni di uomini e donne in tutto il mondo». Parole che sembrano scontate, ma non lo sono in un momento come questo, con l’autorità della scienza messa in discussione continuamente da negazionisti di qualsiasi cosa. Nell’annunciare l’obbligo di vaccino per tutto il personale sanitario, un anno fa, il presidente francese aveva citato ancora una volta lo scienziato di Dole. «Siamo la nazione dell’Illuminismo e di Pasteur. Quando la scienza ci offre i mezzi per proteggerci, li dobbiamo usare con fiducia nella ragione e nel progresso». 

In tempi di pandemia, uno come Pasteur dovrebbe essere una star: fu lui a scoprire il vaccino contro la rabbia, lui a studiare anche i cristalli e le malattie dei bachi da seta, oltre che il processo di fermentazione del vino e della birra. Ancora oggi, duecento anni dopo la sua nascita, l’istituto Pasteur è chiamato ogni giorno a difenderci dalla paura dell’ignoto grazie a un antidoto potentissimo: la conoscenza. 

Oggi, in partenza, il gruppo seguirà la rue Pasteur fino ad Arbois: dietro l’angolo c’è il Canal des Tanneurs, con la casa natale dello scienziato. Si può visitare il museo, e anche la conceria dei Pasteur. L’incredibile destino del più illustre degli studiosi francesi partì proprio da questa cittadina del Giura, una notte d’inverno di duecento anni fa. 

Tappa 8 del Tour de France: Dole-Losanna, km 186,3.