TOUR DE FRANCE / 3° deTOUR: La corsa a casa dei Lego: tiri su mattoncini, butti giù lo stress

Tour de France
Il padre dei Lego, Ole Kirk Christiansen, è venuto al mondo proprio dove oggi passa il Tour de France, nell’aprile del 1891, decimo figlio di una famiglia squattrinata dello Jutland
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deTOUR, deviazione: è quel momento prezioso che interrompe il tempo di un viaggio, costringendoci a uscire dalla strada segnata sulle mappe (o sul Garibaldi). Quando fai una deviazione ti si apre un mondo di possibilità. Vi invitiamo a seguirci, a venire con noi ogni giorno, per tutte e 21 le tappe di questo Tour de France.


«I Lego sono la mia passione», dice Filippo Ganna. «Ne finisco uno in un giorno o due e corro subito a comprarne un altro. I Lego mi rilassano», confessa Giulio Ciccone. Per il suo compleanno del 2020, dopo il lockdown, Vincenzo Nibali si è fatto regalare un’edizione deluxe da sua moglie Rachele. Sono sempre di più i professionisti del ciclismo che vincono lo stress approfittando dei tempi morti per mettersi a costuire con i celebri mattoncini. E oggi il Tour de France è proprio a casa dei Lego

La tappa parte da Vejle (che probabilmente avete già sentito: a Vejle è nato Tony Rominger, danese per parte di madre), e basta una deviazione di un quarto d’ora per arrivare a Legoland Billund, il primo parco dei divertimenti Lego del mondo. Era il 1968, anno di rivoluzioni, e il parco nacque a metà strada tra la fabbrica dei Lego e l’aeroporto. Copenaghen a parte, è la meta più visitata dai turisti: ne arrivano due milioni tutti gli anni

Il padre dei Lego, Ole Kirk Christiansen, è venuto al mondo proprio qui, nell’aprile del 1891, decimo figlio di una famiglia squattrinata dello Jutland. A sei anni lo mandarono a lavorare come bracciante nei campi, e lì rimase affascinato dal legno. Emigrò in Germania, e per cinque anni fece l’apprendista in una falegnameria. Quando tornò indietro, ne aprì una sua con i soldi messi da parte all’estero, ma poco più tardi la grande depressione lo costrinse a licenziare i suoi lavoranti. Smise di produrre mobili, tenne aperto il laboratorio soltanto per piccoli giocattoli in legno di betulla: yo-yo, camion, piccoli animali. Si era messo in testa di fare qualcosa per far giocare i bambini. Non mollò neanche durante l’occupazione nazista, o quando un incendio gli portò via tutto. 

Alla fine della guerra, Christiansen fu il primo imprenditore danese ad acquistare una macchina per lo stampaggio della plastica: aveva cambiato materiale, ma non ha mai smesso di fare giocattoli. Il 28 gennaio 1958 brevettò il primo mattoncino Lego, meno di due mesi dopo morì per un attacco di cuore. Il nome è un’abbreviazione del danese Leg godt, che significa «gioca bene». Così bene che lo fanno in tutto il mondo. E non soltanto i bambini.

Tappa 3: Vejle-Sønderborg, km 182.