Francesco Moser ricorda il suo debutto al Tour e quella maglia gialla strappata a Merckx: «Ganna può fare come me nel 1975»

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Francesco Moser in maglia gialla al Tour de France 1975
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Se pensiamo alle cronometro, al Tour de France e alla maglia gialla, non può che venirci in mente quella calda giornata di fine giugno a Charleroi. Era il 1975 e tutto era pronto per la grande festa a Eddy Merckx. L’organizzazione aveva appositamente deciso di far partire la corsa dal Belgio con un cronoprologo per omaggiare l’idolo di casa, che, davanti al suo pubblico, avrebbe potuto indossare quella maglia intrinseca di storia. La scritta “Molteni” era già stata cucita sul giallo, il re Baldovino, sorridente, era pronto a incoronare il Cannibale, ma qualcosa andò storto. Con la sfrontatezza e l’irruenza che solo un giovane può avere, Francesco Moser rovinò la festa ai belgi, dimostrando al mondo che Merckx non era più invulnerabile dopo cinque Tour consecutivi. Poco più di sei chilometri per vestire la maglia gialla alla prima Boucle della sua carriera.

«Fu una giornata indimenticabile, probabilmente una delle più belle della mia carriera – spiega Moser – La sera prima incontrai una rappresentanza di minatori italiani in Belgio che mi fecero capire quanto importante sarebbe stata una vittoria, una sorta di rivincita. Vincere anche per loro, con il tricolore indosso, non ebbe prezzo. Merckx era furioso, mi fece la guerra per tutta la prima settimana».

Ma quest’anno c’è un altro italiano al debutto al Tour, che guardate caso parte fuori dai confini francesi e proprio con una cronometro. Nel suo percorso di avvicinamento alla Grand Dèpart, Filippo Ganna avrà pensato spesso a Moser e alla sua impresa. Una maglia gialla così resta nella storia e lui, da grande campione, non vuole essere da meno. 

«Ganna ha tutte le carte in regola per vincere la cronometro – continua Moser – Ha dimostrato al Delfinato di stare molto bene, battendo contro il tempo Van Aert che, a mio avviso, è attualmente il corridore più forte del mondo. E poi non dimentichiamoci che è il campione del mondo in carica di specialità. Quella maglia gli darà una spinta in più».

E guai a dire che Filippo potrebbe soffrire la pressione. Un pluricampione del mondo (e campione olimpico) non può farsi condizionare da questi discorsi. Oltre ad avere grandi gambe, il piemontese ha anche tanta testa.

«Mentalmente Ganna è davvero forte – afferma il campione trentino – Quando è partito da favorito ha sempre vinto, sia al Giro d’Italia sia nei due appuntamenti iridati, senza dimenticare l’Olimpiade dove si è letteralmente preso il quartetto sulle spalle. Non è un corridore che soffre la pressione e questo è un bene».

Al termine del Tour de France, Ganna metterà gli occhi su un altro grande obiettivo, quel Record dell’Ora che Moser conquistò nel gennaio del 1984 e poi migliorò ulteriormente nel giro di quattro giorni. In molti si chiedono se correre integralmente il Tour non possa appesantire eccessivamente le gambe del piemontese.

«Non credo – spiega Moser – Tra la data fissata per il Record e l’ultima tappa del Tour c’è un mese. Quello che mi preoccupa maggiormente è la preparazione fatta specificatamente per l’Ora. Con i tanti impegni su strada, tra cui il Tour, non credo che Ganna abbia avuto molto tempo per testarsi in pista. Una prova così non si improvvisa, richiede mesi di duro lavoro, ma sono sicuro che con Marco Villa avranno pensato anche a questo». 

La sfida è stata lanciata. Moser crede in Ganna e nelle sue potenzialità. Il testimone passa ora al piemontese, chiamato ad emulare le imprese dello Sceriffo. «E poi ci sono i mondiali in Australia…».