GIRO D’ITALIA U23 / Il verbale del commissario Saligari: «L’azione della FDJ? Avrei aspettato domani. Mi trovo d’accordo con Cassani, dobbiamo cambiare mentalità»

Giro d'Italia U23
La fuga che ha animato la quinta tappa del Giro d'Italia U23 (foto: IsolaPress)
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Un attacco a quattro per provare a sorprendere la maglia rosa Leo Hayter, che per più di un’ora ha rischiato veramente tanto. Grazie all’aiuto dei suoi compagni e alla mano preziosa della Lotto-Soudal, gli uomini della Groupama-FDJ sono stati ripresi e nel finale è andata via una piccola fuga. Tutto rimandato alla tappa di domani. Con Marco Saligari facciamo il punto della frazione odierna al Giro d’Italia U23, senza tralasciare la polemica generatasi dalle parole di Davide Cassani contro l’atteggiamento di alcune squadre.

Saligari, considerando come è andata a finire, l’attacco della FDJ non è stato avventato?

«Hanno animato una tappa e l’hanno resa bellissima, mi dispiace dire però che secondo me hanno sbagliato. È vero, hanno guadagnato fino a 2’30”, ma era chiaro che in quella situazione qualche altra squadra sarebbe venuta in soccorso alla Hagens Berman Axeon di Hayter. La Lotto-Soudal guarda alla classifica di Van Eetvelt e Lecerf».

Però il ritardo su Hayter è ampio…

«Sì, ma domani c’è una tappa molto dura e fossi stata la FDJ avrei provato ad anticipare domani, non oggi. Il circuito che c’è prima della salita del Fauniera è un po’ meno nervoso, ma avrebbe costretto Hayter a inseguire e non era detto che arrivavano ai piedi dell’ascesa finale tutti compatti».

Quindi domani cosa ti aspetti?

«Dipende tutto da Hayter. Se domani sarà quello visto fino a oggi, allora mi aspetto che stacchi tutti anche sul Fauniera. Se domani crolla allora sarà tutto un altro discorso. Certo è che la FDJ dovrà attaccare a ripetizione, senza indugiare».

Immagino avrai letto le parole di Cassani, che ne pensi?

«Condivido l’80% di quello che ha detto».

Ovvero?

«Tutta la parte sulla mentalità delle squadre italiane, sulla nostra poca abitudine a pedalare in certi contesti, sulla poca esperienza dei ragazzi all’estero. Vi sembra normale che alla Liegi U23 non c’erano italiani oltre ai pochissimi militanti nelle squadre straniere? Siamo indietro, bisogna lavorare diversamente. Non a caso Cassani parlava guardando a lungo termine, non solo riferendosi alla tappa di Santa Caterina».

Cosa bisognerebbe fare?

«Io ricordo quando una quindicina di anni fa la Gran Bretagna investiva forte sulla pista. Noi li guardavamo e li prendevamo in giro. Ci ritroviamo oggi con Cavendish che è stato il velocista più forte degli ultimi anni, Wiggins, Froome e Thomas che hanno vinto un totale di 6 Tour de France, e hanno davanti a loro corridori come Pidcock, i fratelli Hayter e non solo. Forse stiamo sbagliando qualcosa, dobbiamo scendere dal piedistallo e cambiare mentalità».

E cosa non condividi delle parole di Cassani?

«Il discorso sulla tappa di Santa Caterina del Giro d’Italia U23. Diciamo che se ci fosse stata una salita in meno non sarebbe cambiato nulla, la sfida per la maglia rosa sarebbe stata comunque intensa. Che poi il discorso si può allargare anche al Giro dei professionisti: le tappe più dure sono quelle in cui non c’è stata vera bagarre e i distacchi sono stati minimi. Invece a Torino e a Napoli ci siamo divertiti come matti. Frazioni breve, a circuito e molto movimentate».