Il ritorno di Sagan: long-Covid abbattuto e ottava maglia verde nel mirino

Sagan
Peter Sagan festeggia la vittoria della terza tappa del Giro di Svizzera (foto: Sirotti)
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«La persona che parte per un viaggio, non è la stessa persona che torna» recita un celebre proverbio cinese. E chiedetelo a Peter Sagan se è vero, quando sul traguardo di Grenchen ha alzato le braccia al cielo a distanza di un anno dall’ultima volta che lo fece. Era il 20 giugno 2021, sulle strade di casa del Campionato slovacco, e ieri nella terza tappa del Giro di Svizzera il suo nome è tornato in testa all’ordine di arrivo.

Sagan è approdato nella corsa elvetica dopo un lungo training camp negli Stati Uniti, precisamente nello stato dello Utah. Dal 12 maggio al 5 giugno Peter, insieme al compagno di squadra Daniel Oss, si è allenato tra le strade del Nord America e in particolare in quota a Park City. Un ritiro fuori dagli schemi, ma non così sorprendente se il protagonista è Peter Sagan. Colui che ha scardinato il paradigma del ciclismo, che ha reso “cool” pedalare sulle due ruote e ne ha fatto uno stile di vita, su e giù dalla bici. Tutto inseguendo un’unico principio: divertirsi.

Peter Sagan: un mese negli Usa per scacciare via il long-Covid, tornare a pedalare divertendosi e vincere

Il ritorno alla vittoria di Sagan parte dunque dalle ore in sella nello Utah, tra strada, mountain bike e grave. E non solo allenamento, ma anche competizione. Nel mese nel Paese a stelle a strisce il corridore slovacco ha presto anche parte a una gara gravel, che sempre più stanno prendendo piede in tutti i continenti. Si tratta dell’Unbound Gravel, già rinomata all’interno del mondo della ghiaia. 160 chilometri attraverso le Flint Hills del Kansas, un vero e proprio paradiso per chi ama pedalare fuori dall’asfalto. Protagonista anche di un’operazione commerciale, Sagan ha infatti lanciato in quella giornata la bici Specialized Diverge dedicata al gravel. Il marchio statunitense lo sostiene da sempre nelle sue avventure e non poteva non farlo ora che li ha raggiunti a casa.

 
 
 
 
 
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“Unbound” vuol dire letteralmente “svincolato”, libero e sfrenato. «La parola possiede molte definizioni e derivazioni, ma ognuna alla fine raggiunge lo stesso traguardo» recita il motto della gara. “Unbound” è anche lo spirito con il quale Sagan ha da sempre vissuto il ciclismo, un modo di vivere che negli ultimi mesi il “long-Covid” ha provato a sgretolare. I dolori sparsi per il corpo senza una diagnosi chiara e la debolezza perpetua hanno fatto tentennare il campione slovacco, facendogli perdere la serenità necessaria per allenarsi. Per non parlare del divertimento.

Il ritorno alla vittoria con vista Tour de France

«Sono stato felice di pedalare in mezzo alla gente, mi sono divertito» ha riferito al termine dell’Unbound Gravel corsa il 4 giugno. Al termine quindi di un percorso che l’ha fatto riemergere dalla tenebre dei problemi fisici, un vero e proprio rinascimento finalizzato ieri sul traguardo di Grenchen al Giro di Svizzera. Primo successo con la TotalEnergies, che corrisponde alla vittoria numero 120 da professionista e alla tredicesima stagione consecutiva in cui ha alzato le braccia al cielo in una corsa World Tour. Statistiche da brividi, se si aggiunge il record di 18 tappe conquistate al Giro di Svizzera. In scia a questi numeri e all’ottimo stato di forma che ha dimostrato ieri, l’ottava maglia verde al Tour de France non è solo un miraggio all’orizzonte, ma un obiettivo concreto al quale ambire.