Poco poteva dire l’ultima tappa del Giro vista la forza con la quale Jai Hindley aveva ipotecato la sua vittoria in cima alla Marmolada. Il distacco su Carapaz era tale da tenerlo abbastanza al sicuro da sorprese. Caso mai, visto il risicato margine della crono, c’è da immaginare cosa sarebbe stata la crono se i due sfidanti vi fossero arrivati con quei soli tre secondi che li avevano separati nelle ultime giornate.
Un bel vincitore per questo Giro d’Italia?
«Un ottimo vincitore – risponde convinto Luca – sono convinto che è stato il corridore più forte in questa edizione ed ha vinto con pieno merito».
Nessun errore di Carapaz?
«Credo che Carapaz avrebbe comunque perso questo Giro perché ho avuto l’impressione che nell’ultima settimana fosse meno brillante di Hindley. Penso che abbia sbagliato il giorno della Marmolada a fare il forcing restandone poi vittima, ma forse con una strategia più cauta avrebbe solo rinviato alla crono la sua sconfitta».
Cosa ti è piaciuto di più di questo Giro?
«La tappa di Genova mi ha entusiasmato. E’ stata la dimostrazione che non servono le grandi salite per fare spettacolo. Se i corridori vogliono fare battaglia quel tipo di tappa sono il meglio, mentre sulle grandi salite è la strada a fare la selezione. La Bora quel giorno ha fatto un capolavoro».
E gli italiani?
«Mi sono piaciuti i giovani. Ci sono, ma bisogna avere la pazienza di aspettarli. Evenepoel è l’eccezione. Non si può immaginare che siano tutti fenomeni. Un corridore si costruisce tra i 20 ed i 25 anni. Emettere sentenze prima è sbagliato e bruciamo ilo nostro capitale umano».
Hai qualche nome?
«Abbiamo visto Dainese, Oldani e Covi, ma ce ne sono altri come ad esempio Rota e Tiberi. Ma bisogna aspettarli».
Poi Nibali.
«La tenacia di Nibali a 39 anni è una cosa immensa. I giovani devono capire ed imparare. Fare fatica, lottare per difendere un quarto posto a quell’età, avendo già annunciato il ritiro, non è facile».
E Pozzovivo ne ha quaranta!
«Io Pozzovivo l’avrei preso sempre in squadra e mi chiedo perché sia rimasto disoccupato quest’inverno e nessuna Professional italiana abbia sentito la necessità di prenderlo per i suoi giovani e pèer la sua capacità di essere in classifica».
Per le Professional un Giro molto difficile.
«Dobbiamo dire subito che per le Professional confrontarsi con le WorldTour in un grande Giro è un compito improbo. La differenza è immensa e combattere è… inutile. L’unico spazio che possono conquistarsi è nelle fughe».
Com’è il loro bilancio?
«Direi che la Bardiani ha fatto un buon Giro. Mi ha un po’ deluso la Eolo che non è stata capace di ripetere il rendimento dello scorso anno quando aveva addirittura vinto una tappa con Fortunato, corridore che stimo molto, ma che quest’anno è andato meno bene».
E la Drone Hopper?
«Non è andata granchè, qualche fuga in partenza e poco altro. Ci aveva abituato molto meglio, ma la lotta in un grande Giro è impari».