GIRO D’ITALIA / Luca Scinto Contromano: «Che errori la Ineos! Dov’è finita la loro organizzazione tecnologica? Chapeau per Covi. I giovani italiani ci sono, basta aspettarli»

Richard Carapaz scortato dai suoi fedeli granatieri della Ineos sulle saltie del Giro
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L’aveva intuito già ieri Luca Scinto che qualcosa nel rapporto di forza tra Carapaz e Hindley era cambiato a questo Giro d’Italia. Aveva detto: «Se qualche giorno fa ero sicuro della vittoria di Carapaz, ora comincio a nutrire qualche dubbio. Non so se ce la farà…». E sulla Marmolada le perplessità di Scinto hanno trovato fondamento.
L’avevi detto…
«Mi era sembrato che Carapaz pedalasse più duro, fosse meno brillante, mentre vedevo Hindley pedalare con leggerezza e con una squadra al fianco più effervescente».
Una bella delusione per la Ineos.
«Non ho capito però la loro strategia. Non riesco proprio a farmene una ragione. Ma come, una squadra iper tecnologica e iper organizzata come la Ineos mette tutta la squadra a tirare, mena, attacca e poi quando serve non c’è più nessuno? Sivakov ha tirato come un mulo. Ma come si fa?».
Probabilmente si aspettavano un altro Carapaz…
«Dal divano di casa è sempre più facile giudicare, però mi era sembrato che Carapaz già nei giorni scorsi fosse meno esplosivo. Se se ne fossero resi conto avrebbero dovuto adottare una tattica più prudente, ti nascondi. Invece hanno fatto loro il forcing prima della Bora e così hanno contribuito ad affossare il loro capitano».
Addirittura?
«Ma sì. Forse non cambiava nulla, ma con una strategia più prudente, magari il distacco sul traguardo era molto più contenuto e poteva avere la speranza di ribaltare la classifica nella crono finale».
Invece così il Giro è finito?
«Finito no, finisce a Verona. Ma deve succedere qualcosa perché la maglia rosa cambi. Un incidente. Una crisi profonda. Teniamo anche presente che Hindley partirà con l’entusiasmo di una vittoria e Carapaz con la depressione della sconfitta».
E Landa?
«Landa è un corridore normale. Non è un insulto. Avercene di ciclisti che salgono quasi sempre sul podio di un grande giro… Ma è un corridore che tutte le volte che deve dimostrare di poter essere un campione, cede. Direi che è un incompiuto. Peccato, perché mi è anche simpatico, ma anche in questo Giro d’Italia tutte le volte che aveva l’occasione di affondare un colpo è rimasto dietro».
Al quarto posto c’è Vincenzo Nibali.
«Vincenzo è un grande. Ha corso un grande Giro alla sua età, gli si possono fare solo dei grandi complimenti. Pere come era partito, sull’Etna, avrebbe potuto arrendersi o accontentarsi di concludere un Giro senza lode e senza infamia, invece ha reagito, ha lottato, è stato sempre con i migliori ed alla fine ha dimostrato ancora una volta di essere un campione vero».
Ma il protagonista della giornata è stato Covi!
«Chapeau! Covi ha fatto un numero della madonna! Chi ha visto la tappa in televisione non si può essere reso conto della difficoltà di questo percorso e della salita finale. Io l’ho fatta e la conosco bene. Una vittoria del genere alla fine della terza settimana di corsa non è una cosa comune».
Con Pogacar ed Almeida si può dire che è nella squadra giusta per sbocciare?
«Sì. In questa squadra ha solo da imparare con i campioni che si ritrova. Ha 23 anni e deve fare esperienza e rubare tutto dai campioni con i quali corre. Poi tra un paio d’anni potrà fare valutazioni diverse».
All’estero però non aspettano tanto tempo per esplodere.
«Ognuno ha i suoi tempi. Questo Giro ha mostrato tre giovani italiani vincenti: Dainese, Oldani e Covi. È la dimostrazione che i giovani ci sono ed hanno anche qualità. Ma non mettiamogli addosso ansia o responsabilità. Lasciamoli maturare. All’estero lo fanno prima? Lascia fare. I motivi possono essere tanti. Dobbiamo rispettare i loro tempi ed avere fiducia. Questo Giro d’Italia ce lo dice chiaramente».