GIRO D’ITALIA / Le lacrime di Ciccone: «Oggi mi sono sentito il vero Giulio. Dopo il Blockhaus giorni difficili»

Ciccone
Giulio Ciccone in azione nella 15ª tappa del Giro d'Italia
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Quelle lacrime al traguardo significano molto. Giulio Ciccone voleva provare a fare classifica, ma sulla sua salita, quella del Blockhaus, si è dovuto arrendere e alzare bandiera bianca. L’abruzzese, come Yates, è stato respinto da quelle pendenze arcigne, ma non si è abbattuto. Il tempo di riordinare l’idee e partire all’attacco nella prima vera tappa alpina di questo Giro d’Italia.

«Oggi è stata una di quelle giornate in cui mi sono sentito il vero Giulio Ciccone – ha detto l’abruzzese dopo il traguardo – Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato prima o poi. Sono stato criticato e messo in dubbio da tutti, ma dentro di me sapevo a cosa attaccarmi e affidarmi. Così ho fatto quello che so fare meglio: attaccare»

Tra gli appassionati si riapre il dibattito. Ciccone deve puntare veramente alla classifica dei grandi Giri oppure andare a caccia dei successi di tappa? Alcuni dicono che un attaccante nato come lui non deve mai snaturarsi. Altri affermano che deve testarsi sulle tre settimane. Fortunatamente Giulio è ancora giovane e avrà ancora un po’ di tempo per capire cosa fare.

In quel pianto ci sono tanti sacrifici, la delusione di aver perso nove minuti davanti al suo pubblico. Ma tutto nasce prima, dalle settimane precedenti il Giro d’Italia. «Sono stati giorni difficili, il Blockhaus è stata una batosta. Ma anche prima del Giro sono stato male: prima il Covid, poi la bronchite che non mi hanno fatto arrivare alla Grande Partenza nelle migliori condizioni. Questa vittoria la voglio dedicare alla mia famiglia e tutti coloro che mi sono rimasti sempre vicino».