L’amico Eddy Lanzo: «Nibali mi ha detto del ritiro nel giorno di Pasquetta, ecco come è nato il soprannome lo “Squalo”»

Nibali
Eddy Lanzo con Vincenzo Nibali sul van che portava il siciliano all'eliporto per il trasferimento a Palmi
Tempo di lettura: 2 minuti

Dopo aver annunciato al Processo alla Tappa il suo ritiro, Vincenzo Nibali è salito su un van diretto all’eliporto dove lo aspettava un elicottero per portarlo a Palmi. Nella ressa della gente è riuscito a farsi largo Eddy Lanzo, amico da sempre del siciliano.

«Il tempo di fargli un saluto – racconta – c’era tanta confusione, mi sono seduto vicino a lui sul sedile e gli ho detto: Enzo, facciamoci insieme una foto nel tuo ultimo Giro…».

Eddy naturalmente sapeva delle decisione di Vincenzo.

«Ci eravamo sentiti il giorno di Pasquetta. Abbiamo parlato quasi un’ora al telefono – racconta – da Messina all’aeroporto di Catania abbiamo chiacchierato in viva voce anche con la moglie. Tre giorni prima non aveva avuto belle sensazioni sull’Etna (nella tappa finale del Giro di Sicilia vinta da Caruso, ndr) per cui stava maturando questa decisione. “Eddy se dovessi andare così come sono andato sull’Etna, penso di abbandonare a fine anno”, mi ha detto. E io gli ho risposto: Vincenzo l’età passa per tutti. Poi gli ho fatto un esempio: a 38 anni sei ancora una bella donna, ma quando si è in costume è inevitabile che vinca la ventenne. Lui si è messo a ridere, è stato un modo per sdrammatizzare… Mi ha fatto capire che per lui non sarà facile abituarsi alla nuova vita e anche lì l’abbiamo buttata un po’ sul ridere. Pensa a tua moglie che ti dovrà sopportare ogni giorno a casa, mentre finora ti ha visto tre mesi all’anno».

Lanzo e Nibali si conoscono da oltre 25 anni: Vincenzo era un bambino di 10 anni, Eddy ne aveva 12 in più, andavano in bici insieme ai rispettivi papà, un’amicizia che è cresciuta col tempo. Ancor prima che Nibali passasse tra i professionisti Eddy aveva inventato il soprannome lo “Squalo dello Stretto”.

«Enzo, soprattutto da giovane – spiega – aveva un modo di correre aggressivo, gli piaceva attaccare, attaccare, attaccare. Un giorno passando vicino al porto sul mio scooter mi è venuta subito questa immagine: una figura che lo rappresentasse in modo possente, lo Squalo e poi il legame con Messina e quindi lo Stretto».

La prima bandiera, quella originale, capostipite di tutte le altre bandiere bianche su sfondo azzurro che abbiamo sempre visto sulle strade delle corse, Lanzo la portò per la prima volta ai campionati del mondo di Verona nel 2004 che Nibali corse da Under 23 e ieri sventolava in cima all’Etna.

«Ho detto ad Enzo: questa bandiera non la darò mai a nessuno, quando la vedi per strada vuol dire che ci sono io, nessun altro potrà mai averla».

Ed Eddy davvero c’è sempre stato per Vincenzo. E’ stato il primo storico presidente del Club Nibali, il suo testimone di nozze, il compagno di pedalate quando Nibali torna nella sua Messina e l’uscita si conclude con la classica granita, per Nibali rigorosamente caffé con panna.

«Prima o poi questo momento doveva arrivare – conclude Lanzo – Per Enzo che è un campione, sarà più difficile abituarsi a una vita “normale”. Ma poi chissà: i corridori sono un po’ pazzerelli, magari cambia idea…».