GIRO D’ITALIA / Reverberi, nessuna scusa: «A Modolo chiediamo risultati, Fiorelli e Zoccarato vi stupiranno»

Reverberi
Roberto Reverberi in una foto d'archivio al Giro d'Italia
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Zana, Rastelli, Covili, Fiorelli, Gabburo, Modolo, Tonelli e Zoccarato: questi sono gli otto uomini della Bardiani-Csf-Faizanè che andrano a caccia di successi di tappa sulle strade del Giro d’Italia. Almeno sulla carta una formazione interessante: nel 2021 Zana e Zoccarato hanno chiuso al 3° posto rispettivamente il Tour de l’Avenir e la prova in linea dei campionati italiani, mentre Fiorelli ha raccolto tre piazzamenti tra i primi dieci proprio alla corsa rosa. Modolo, 47 vittorie nella massima categoria, al Giro ha vinto due frazioni nel 2015.

Tuttavia, la prima parte della stagione è stata piuttosto complicata: Visconti si è ritirato, Battaglin e Modolo non hanno lasciato il segno, talenti come Zana e Colnaghi fanno fatica ad imporsi.

«Ma adesso non ci sono più scuse – puntualizza Roberto Reverberi, direttore sportivo della squadra – Siamo al Giro d’Italia, l’evento più importante della nostra stagione, e dobbiamo dare il massimo per raccogliere almeno una vittoria di tappa».

Riuscirci nelle volate non sarà semplice, Roberto: la concorrenza è altissima.

«Ne abbiamo parlato con Modolo e siamo arrivati alla stessa conclusione, non che poi ci volesse molto. Purtroppo non è ancora riuscito a trovare lo stato di forma necessario per provare a vincere, noi ovviamente ci auguriamo che lo trovi presto. Modolo è un corridore che ha classe ed esperienza, ma queste qualità da sole non bastano».

Cosa non ha funzionato per ora?

«Personalmente in volata l’ho visto meno disposto a rischiare. La mia opinione è che negli ultimi anni non ha corso con continuità e quando l’ha fatto tirava le volate agli altri, quindi può aver perso quell’abitudine al gesto tecnico che per un velocista è fondamentale. Con Modolo ci conosciamo da tanti anni, abbiamo parlato francamente: il leader e lo sprinter della nostra squadra è lui, deve fare il massimo per portare a casa almeno qualche piazzamento».

Considerando che in salita si è sempre difeso, perché non provare a buttarsi in qualche fuga?

«Lo escludo, si concentrerà perlopiù sugli sprint. Gli attaccanti sono gli altri sette, toccherà a loro provare a entrare nei tentativi di giornata. Io comunque mi fido di lui, non sarebbe la prima volta che tira fuori dal cilindro un successo pur senza essersi fatto vedere più di tanto».

Come sottolineavi, per le fughe avete l’imbarazzo della scelta. A quali tappe avete pensato?

«Sinceramente vorremmo evitare di sprecare energie entrando in quelle azioni che arrivano una volta ogni tanto. Certo, potenzialmente una fuga può sempre arrivare, non hai nessuna certezza finché non si corre la tappa. Però concentreremo i nostri sforzi nelle frazioni più impegnative, raramente la fuga arriva in quelle più semplici».

Zana, 3° lo scorso anno al Tour de l’Avenir, è chiamato a riscattare una deludente prima parte di stagione con un buon Giro d’Italia: ha 23 anni ed è seguito da più di una squadra del World Tour.

«Non è mica vecchio, dategli tempo e vedrete che prima o poi si toglierà le sue soddisfazioni. Esattamente come lo scorso anno: nessun acuto in primavera, un Giro solido con qualche fuga azzeccata e una seconda parte di stagione da protagonista con noi e con la nazionale di Marino Amadori. Nelle frazioni d’alta montagna me lo aspetto tra i fuggitivi più pimpanti».

Un altro attaccante instancabile è Samuele Zoccarato, 3° un anno fa nella prova in linea dei campionati italiani. Un successo di tappa è alla sua portata?

«Perché no? Ogni tappa ha la sua storia e non si possono fare previsioni adesso, ma Zoccarato è un corridore forte, solido e affidabile. Ha intuito, sa indovinare il momento giusto per andare all’attacco. Però a volte è troppo generoso. Se entra nella fuga giusta e sa gestirsi con parsimonia può vivere la sua giornata di gloria».

Dei vostri quattro leader rimane Fiorelli, brillante al Giro di Sicilia: 3° nella 1ª e nella 3ª tappa e 8° nella 2ª.

«Siamo andati a vedere l’arrivo della 1ª tappa: tra i dilettanti traguardi del genere erano il suo pane. La strada sale per qualche chilometro al 4%, quanto basta per affaticare i velocisti ed esaltare un corridore come lui. Certo, dovrà vedersela con corridori come Van der Poel, Valverde e Ulissi, ma secondo me tra i primi dieci può entrarci. Di tappe adatte alle sue caratteristiche ce ne sono diverse, forse è l’unico che può permettersi di aspettare il finale senza necessariamente andare in fuga. Non dimentichiamoci che l’anno scorso fu 3° a Sestola, tappa appenninica che si corse con un tempo da lupi».

Mancano, invece, Battaglin e Colnaghi. Come mai?

«Battaglin ha avuto diversi problemi di salute che lo hanno debilitato. E’ stato molto onesto nel farcelo presente, non voleva rubare il posto a nessuno. Peccato, ci teneva lui e ci tenevamo noi, è uno dei nostri corridori più rappresentativi. Colnaghi, invece, ha corso parecchio al Nord ed è rimasto coinvolto in diverse cadute. Sinceramente ci aspettavamo qualcosa in più, ma devo riconoscere che ha avuto più sfortuna di tanti altri. Al Giro abbiamo portato quelli che, al momento, sono i nostri migliori uomini. Quindi, come ho detto prima, non abbiamo scuse».