Blitz di Amadori in Portogallo sul percorso degli europei: «Perfetto per corridori alla Baroncini»

Amadori
Marino Amadori, commissario tecnico della nazionale italiana
Tempo di lettura: 3 minuti

Marino Amadori rientra dalla due giorni portoghese con un taccuino pieno d’appunti e impressioni. Partito lunedì mattina e rientrato soltanto stanotte, era in compagnia di Marco Velo e Paolo Sangalli, commissari tecnici del settore cronometro e di quello femminile. Finalmente Amadori ha potuto schiarirsi le idee su quello che aspetta lui e i suoi ragazzi il 10 luglio ad Anadia, 90 chilometri a sud di Porto e 230 a nord di Lisbona.

«Siccome non voglio ancora scoprire le mie carte né appesantire i corridori, dico che il percorso degli europei è perfetto per corridori alla Baroncini: forti sul passo e resistenti in salita, dotati di scatto e spunto veloce, bravi nella guida del mezzo e nel saper limare. Su tracciati del genere bisogna rimanere davanti e non perdere mai contatto con le prime posizioni del gruppo. Servirà carattere: per difendere la porzione d’asfalto guadagnata, per prendere vento in faccia, per capire quando sarà il momento giusto per muoversi anche in prima persona. Rimanendo a ruota c’è il forte rischio di tornare a casa a mani vuote».

Entriamo nel dettaglio, Marino.

«Ognuno dei sette giri misura 22 chilometri. Non essendoci tratti in linea, il conto è presto fatto: sono 154 chilometri. Ogni tornata ha un dislivello di circa 330 metri, quindi 2300 totali. Soltanto una salita vera, lunga due chilometri e con pendenze che oscillano tra il 5 e l’8%».

Lo definiresti un percorso veloce?

«Non particolarmente. E’ ondulato, nervoso, pieno di cambi di direzione. Tecnico, direi: sarà fondamentale non aver paura di stare in gruppo e di assumersi certi rischi. E’ un percorso da classica, né più né meno. Una salita di riferimento, come dicevo, e per il resto è un saliscendi continuo».

L’arrivo, invece, com’è?

«Non è semplice nemmeno l’ultimo chilometro. Ai 500 metri dal traguardo c’è una rotonda, gli ultimi 300 sono in leggera e costante ascesa, sul 3%. Difficile fare previsioni adesso, ma una volata di gruppo mi pare molto complicata».

Quali altre insidie avete individuato?

«Farà caldo, tra i 30 e i 35 gradi. Non essendoci vegetazione si correrà allo scoperto, senza ombra. Noi abbiamo trovato molto vento, d’altronde l’Atlantico non è distante, ma ci hanno assicurato che a luglio non ce ne dovrebbe essere. L’asfalto non è in ottime condizioni, i dossi non mancano. In alcuni momenti mi ha ricordato il circuito finale degli ultimi mondiali».

L’europeo arriverà praticamente a metà stagione, dopo le classiche internazionali e il Giro d’Italia ma prima dell’Avenir, del mondiale e degli ultimi grandi appuntamenti.

«Aggiungo che pochi giorni prima ci saranno anche i Giochi del Mediterraneo, dei quali non sappiamo ancora praticamente niente, e i campionati italiani. A quel punto avrò un’idea di squadra abbastanza definita. La scelta dei corridori non mi spaventa: la rosa dei nomi è ampia e valida e la strada mi darà le risposte che cerco».

In questo fine settimana hanno brillato atleti che segui attentamente: Milesi, ad esempio.

«Ha colto davvero un bel risultato a Le Triptyque des Monts et Châteaux, vincendo due tappe e la classifica degli scalatori. Lo avevo visto pimpante alla Gand, immaginavo che fosse vicino a togliersi qualche bella soddisfazione. In Portogallo serviranno corridori come lui: generosi, decisi, senza paura».

Al Piva, invece, Marcellusi ha battuto Frigo, uno dei leader della tua nazionale.

«Due talenti che non scopriamo certo oggi. Su Frigo punterò molto, l’ho già detto. Marcellusi lo avevo preso in considerazione negli anni scorsi, ma per un motivo o per un altro non ha mai potuto esserci. Tra acciacchi e infortuni è stato parecchio sfortunato. L’unico appunto: peccato per il maltempo che ha accorciato la gara di 40 chilometri, la distanza è una discriminante importante per capire il reale valore dei corridori. Ma per il resto non posso che essere soddisfatto di quello che ho visto nel fine settimana».