Domenica al Giro delle Fiandre sembrava che Tadej Pogacar corresse sul pavé da una vita. Filava via liscio con una facilità incredibile, mentre gli avversari scomparivano all’orizzonte. La sua azione era così fluida da sembrar spianare i muri fiamminghi. Gli scappava talmente la gamba quasi da non accorgersi di aver tirato sempre lui nel finale di corsa. E così, un cagnaccio come Mathieu van der Poel l’ha infilzato alla sua maniera negli ultimi duecento metri.
Ad un Giro delle Fiandre corso da protagonista, sempre all’attacco, segue una giornata di riposo totale. Ma non è così se ti chiami Tadej Pogacar. E, come abbiamo visto, se sei un fuoriclasse come lui non serve correre più volte la Ronde per interpretare al meglio i muri in pavé. Ti basta un primo approccio, una ricognizione, anche in condizioni sfavorevoli come quelle di venerdì con la neve. Così Pogacar ha approfittato della giornata di ieri per effettuare un’altra ricognizione e continuare a prendere confidenza con le pietre, continuare ad ascoltarle.
Direzione Francia per esplorare il pavé della quinta tappa del prossimo Tour de France, la Lille-Arenberg. Il percorso della frazione che si svolgerà il 6 luglio prevede quasi venti chilometri di pavé, undici settori tra cui alcuni sono inediti, altri tra i più rinomati della Parigi-Roubaix.
Non verrà affrontata la celebre foresta di Arenberg, ma si tratta comunque di sezioni molto impegnative. Nonostante la pioggia, e quindi con una difficoltà in più, Pogacar ha affrontato senza paura il pavé dell’Inferno del Nord. L’ha fatto con la solita leggerezza che lo contraddistingue, come testimoniano le foto e i video pubblicati sui suoi profili social.
Intercettato dai microfoni dell’Het Nieuwsblad, Pogacar ha dichiarato: «Le gambe mi facevano ancora un po’ male, ma non ho accelerato durante la ricognizione. Domenica al Fiandre è stato uno dei giorni migliori in bicicletta per me. Mi dà fiducia per le prossime gare e gli anni a venire».
E poi sul prossimo pavé del Tour ha detto: «È più difficile di quello del Giro delle Fiandre. È per lo più piatto qui e quindi lo si deve interpretare diversamente. Sarà comunque una tappa frenetica, a maggior ragione essendo all’interno di una corsa dura come il Tour. Su queste pietre potrà andare tutto bene, come tutto terribilmente storto. Non si può vincere qui il Tour, ma è possibile perderlo».
Quest’anno il calendario di Pogacar non prevede la Parigi-Roubaix del 17 aprile e lo rivedremo in gara a fine mese per la Freccia Vallone e la Liegi-Bastogne-Liegi. Ma non sarà che ieri sul pavé francese è saltata fuori la tentazione di essere al via della Roubaix?
«Alla Parigi-Roubaix prima o poi ci sarò. Sicuramente non alla prossima e forse nemmeno l’anno prossimo, è troppo presto. Dopo il Fiandre mi sono reso conto che Parigi-Roubaix e Milano-Sanremo sono per me i monumenti più difficili da vincere».












