Amadori: «Dalla Gand-Wevelgem mi aspettavo di più, ma che bella prova di Milesi»

Amadori
Il commissario tecnico della nazionale U23 Marino Amadori
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«La Gand-Wevelgem non è proprio la mia corsa», riflette amaramente Marino Amadori. Quest’anno non eravamo i favoriti, certo, ma il commissario tecnico degli Under 23 aveva comunque allestito una bella squadra: Persico, Buratti, Epis, Dapporto, Moro e Milesi. Purtroppo non è bastato: il migliore degli italiani è stato Persico, il nostro velocista di riferimento, che ha chiuso al 24° posto. Cinque azzurri all’arrivo, unico ritirato Buratti.

Amadori, ti aspettavi qualcosa di più?

«Se devo essere sincero sì, ma c’è da dire che è stata un’edizione molto particolare. Non c’era vento, incredibile ma vero, e quindi la corsa è scivolata via molto più regolare del solito. Se da un lato può sembrare una fortuna, dall’altro invece ha reso tutto più complicato perché alla fine il finale è stato molto veloce e la vittoria se l’è giocata un gruppo piuttosto numeroso».

Davanti c’era Persico, ma non è riuscito a cogliere un piazzamento importante.

«Nel drappello di testa ne avevamo tre: Persico, Moro e Milesi. Purtroppo nelle battute decisive Persico e Moro si sono incartati, ritrovandosi chiusi e perdendo l’attimo buono. Tuttavia difendo i miei ragazzi: il risultato non è arrivato, ma il livello era molto alto e, come avevo già spiegato prima di partire per il Belgio, sapevamo che avremmo incontrato nazionali molto più abituate di noi a certi percorsi».

Quali ti hanno impressionato di più?

«La Norvegia è quella che si è data più da fare. Alla resa dei conti hanno raccolto poco, un 8° posto con Waerenskjold, ma si sono dimostrati assolutamente all’altezza della situazione. Ad esempio, hanno provato ad aprire i ventagli anche se spirava soltanto una leggera brezza. Stesso discorso per la Germania: non sono andati oltre il piazzamento (6° Teutenberg, ndr), ma ci hanno provato in tutti i modi. Non mi stupisco, nella Norvegia c’erano Gudmestad e Waerenskjold della formazione professional della Uno-X, Fredheim e Loland della rispettiva squadra di sviluppo e Hagenes del vivaio della Jumbo-Visma».

Quanto hanno influito le cadute e i problemi meccanici?

«Nel nostro caso tantissimo. Prima Epis e Dapporto sono rimasti coinvolti in una caduta. Poi, mentre stava rientrando, Epis è nuovamente caduto. Ai piedi del Kemmelberg, invece, a finire a terra è stato Buratti, l’unico dei nostri a ritirarsi e quello messo peggio. Fortunatamente niente di grave, qualche livido e qualche sbucciatura. E allora non lamentiamoci troppo, insomma».

Sei più soddisfatto o rammaricato?

«Metà e metà. Avevamo una buona squadra, se nel finale Persico avesse potuto contare su qualche compagno in più avrebbe sicuramente strappato un piazzamento migliore. Però sono convinto che esperienze del genere, nel bene e nel male, aiutano a crescere questi ragazzi. Epis, Moro e Milesi sono del 2002, Buratti, Persico e Dapporto del 2001: magari alcuni di loro passeranno professionisti, ma chi rimarrà tra gli Under 23 potrà sperare di tornare e sfruttare l’esperienza maturata quest’anno».

Chi dei nostri ti è piaciuto di più?

«Senza nulla togliere agli altri dico Lorenzo Milesi, che negli ultimi 40 chilometri non è mai uscito dalle prime posizioni del gruppo per tenere sotto controllo i tanti tentativi d’attacco e per permettere a Persico di giocarsi un piazzamento in volata. Non è un caso che sia stato Milesi il migliore dei nostri: correndo alla Dsm si sta abituando sempre di più a quelle latitudini, sa come muoversi e come interpretare i percorsi e le gare».

Adesso qual è il prossimo appuntamento della tua nazionale?

«La Coppa delle Nazioni riprenderà all’inizio di giugno con la Corsa della Pace, in Repubblica Ceca. A fine maggio avrebbe dovuto essersi l’Orlen Nations Gp, in Polonia, ma è stato rimandato a settembre per via della guerra in Ucraina. Comunque permettimi di elogiare il gruppo della Gand: è mancato il risultato, ma i ragazzi hanno corso con coesione e spirito di sacrificio. Non è poco, non torniamo a casa a mani vuote».