Erica Magnaldi, i sogni della “dottoressa” arrivata dallo sci: «Ho iniziato tardi, desidero una tappa al Giro e il progetto UAE è bellissimo»

Erica Magnaldi all'attacco alla Volta Comunitat Valenciana (foto: Gomez/SprintCyclingAgency©2022)
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La storia di Erica Magnaldi è una che merita di essere raccontata e presa ad esempio per tutte le giovani ragazze che ambiscono a diventare delle sportive di successo e delle donne con la D maiuscola. Il messaggio che traspare dalle sue parole è chiaro: con il sacrificio ed il duro lavoro si può raggiungere qualsiasi risultato. Mettersi in gioco ogni giorno non è nulla di nuovo per lei, abituata a percorrere chilometri sugli sci sin da piccola. Ora i chilometri li macina sulle due ruote ma nel momento del bisogno è sempre pronta ad aiutare il prossimo.

«Durante la pandemia ho pure pensato di smettere con il ciclismo per dare il mio contributo ed aiutare la gente».

Una dichiarazione del genere aiuta già a capire lo spessore della persona, prima ancora che dell’atleta.

Erica Magnaldi: studio, sport e famiglia

Da dove è iniziata la sua storia nel mondo del ciclismo?

«Ho iniziato abbastanza tardi a pedalare in realtà. Da quando avevo 6 anni ho sempre praticato sci di fondo ma dopo essermi iscritta alla facoltà di medicina all’università ho smesso. Durante l’ultimo anno di università ho invece iniziato ad uscire in bici nei momenti di pausa. Mi piaceva e mi faceva stare bene»

L’amore per la bici ha anche origini familiari per Erica, come lei stessa dice:

«Mio papà ha sempre praticato ciclismo a livello amatoriale mentre mio fratello era arrivato a correre nei dilettanti. Insieme uscivamo e lo facciamo tutt’ora per il puro piacere di pedalare in famiglia».

Così per divertimento e per prova personale Erica ha iniziato a correre le gran fondo, accorgendosi di andare forte in salita. A notarlo tuttavia non è stata solo lei.

«Alcune squadre italiane si sono interessate a me vedendo un buon potenziale. Ero giovane ed andavo forte in salita così mi è stato chiesto se non volessi provare a misurarmi col mondo delle donne elite. Ho aspettato l’ultimo anno di università e poi ho provato ad entrare in quel nuovo mondo».

Un cambio radicale. Da uno sport prettamente individuale ad uno in gran parte collettivo. Quali sono le differenze principali?

«Le gare in bici mi hanno portato a migliorare molto di più la mia resistenza fisica. Nel ciclismo ho dovuto imparare come stare in gruppo, come risparmiare fiato stando a ruota. È stato difficile ma anno dopo anno sento di migliorare sensibilmente. Un’altra grande differenza è il collettivo. Nello sci di fondo sei tu da sola, nel ciclismo hai diverse compagne su cui puoi contare e da cui puoi essere supportata. Io però mi trovo più a mio agio nell’aiutare le mie compagne piuttosto che chiedere anche semplicemente una borraccia».

Una similitudine però Erica la trova, a livello personale, fra i due sport.

«Sia nello sci di fondo che nel ciclismo mi sono sempre trovata bene quando la strada iniziava a salire. Lì ho avuto terreno facile per provare a fare la differenza, questo anche grazie alla mia struttura fisica. Grazie poi agli allenamenti mirati con il mio preparatore noto come il mio corpo stia cambiando e riceva sempre meglio gli stimoli».

Con l’asfalto che inizia ad impennarsi dunque la giovane cuneese ha un feeling particolare. Proprio pochi giorni fa nella prestigiosa Settimana Valenciana ha trionfato nella classifica per le scalatrici. Un successo che la rende felice ma che la sprona a fare ancora meglio anche in vista dei prossimi impegni:

«Sono molto felice per il risultato che ho ottenuto ma come si può notare le ragazze che vanno forte in salita sono sempre di più. Penso che alcune ragazze come la Van Vleuten, Marta Cavalli e la mia compagna Mavi siano ancora uno step sopra le altre. Io personalmente poi correrò a Marzo le Strade Bianche e ad Aprile le Ardenne. Sono gare che apprezzo molto e le ragazze che ho appena citato saranno sicure protagoniste»

Il desiderio più grande però è quello di poter vincere una tappa nella corsa di casa, il Giro d’Italia. Da quest’anno con il passaggio al Team UAE ADQ, avrà la possibilità di correre anche il Tour de France. A tal proposito ci tiene a dire:

«Il progetto iniziato dalla UAE è bellissimo. Molte squadre maschili stanno passando alla controparte femminile e questo aiuta molto il nostro movimento a crescere. Abbiamo alle spalle il miglior supporto possibile e l’obiettivo è poter replicare i successi in campo maschile. Ci sono tutti i presupposti per poter vedere una grande squadra»

In una grande squadra Erica ha corso e spera di poterlo fare ancora. Stiamo parlando della nazionale.

«L’anno scorso abbiamo ottenuto il massimo risultato. Ora abbiamo un nuovo tecnico con il quale abbiamo già fatto due ritiri in Spagna. Il nostro obiettivo primario è quello di creare un gruppo forte, unito e legato da amicizia profonda. Questo elemento è ciò che a volte manca alle nostre acerrime rivali, le olandesi».

Quello che traspare dalle parole della scalatrice piemontese è un profondo senso di umiltà e di volontà nel mettersi in gioco sempre, avendo però ben chiaro quanto il collettivo sia importante. A tal proposito ricorda:

«Durante la pandemia sono stata tentata dal desiderio di mettermi a disposizione della comunità. Grazie ai miei studi sentivo di poter dare il mio contributo. Per rispetto delle mie compagne ho rinunciato. Non sapevamo nulla, era tutto incerto. La mia società di allora, la CERATIZIT, mi è stata comunque sempre vicino»

Il duro biennio che ci ha accompagnato non le ha però scalfito la passione per la bicicletta:

«Amo ancora moltissimo pedalare e basta. Per me essere in sella alla mia bici è primariamente amore e sfogo, anche se chiaramente ora vivo le giornate da professionista. Avendo iniziato tardi con il ciclismo mi sento ancora spinta dal divertimento in primis»

Non si può dunque che augurare il meglio ad una ragazza come lei. Ad ora ha come successo principale una tappa al Tour de l’Ardeche, una vittoria che ricorda con molta gioia visto l’arrivo in volata e lo spunto vincente. Da scalatrice ci tiene a sottolineare come abbia vinto su un terreno non propriamente affine alle sue caratteristiche, e come darle torto!

Con un 2022 apertosi in maniera positiva alla Settimana Valenciana la speranza è quella di vedere Erica Magnaldi vittoriosa in molteplici occasioni e chissà magari proprio nella prima tappa del Giro 2022, quella che arriverà nella sua Cuneo.