Ursella vola in Olanda: «Perché la Dsm? È una squadra organizzata e con mentalità professionistica. Continuerò anche con la pista»

Ursella
Lorenzo Ursella correrà nel 2022 con la maglia della Dsm (foto: fornita Dsm)
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«In molti mi hanno detto che la Dsm è una squadra rigida, ma qual è il problema? Io sono giovane, ho bisogno di essere indirizzato e guidato in queste prime fasi della mia carriera. E l’organizzazione non può mai essere un aspetto negativo». Risponde così Lorenzo Ursella a tutti gli appassionati e addetti ai lavori che poco condividono la sua scelta di passare Under 23 con la squadra olandese vivaio della WorldTour.

Considerato uno dei primi anni più interessanti di questa stagione, Ursella ha seguito le orme di Gianmarco Garofoli, che lo scorso anno si è tolto diverse soddisfazione da “rookie” proprio con la maglia della Dsm. In Olanda troverà anche Milesi, una coppia di italiani che in futuro potrà correre da vera protagonista.

Quindi non ti spaventa l’idea di correre per una squadra straniera?

«Direi proprio di no. Innanzitutto ho sempre avuto voglia di misurarmi con una realtà diversa, conoscere una cultura ciclistica lontana dalla nostra per prenderne gli aspetti positivi. Credo che un’esperienza simile mi aiuterà anche a maturare come persone, perché spesso me la dovrò vedere da solo. Senza dimenticare la lingua inglese».

Vivrai in Olanda o in Italia?

«Farò su e giù in base agli impegni e i programmi stagionali. Quando sarò in Olanda vivrò da “solo”, anche se sempre circondato da compagni di squadra e membri dello staff. Non sarà semplice, ma questo l’ho già messo in conto. Mi farò le ossa, sono convinto che quest’anno mi farà crescere molto».

Delle critiche rivolte alla Dsm che ne pensi?

«Capisco che ogni corridore è diverso da un altro e può reagire in modo differente. Io però fin dal primo giorno mi sono trovato benissimo con questa realtà e sono convinto di aver fatto la scelta giusta. Sono più schematici forse, più organizzati o fiscali su certe cose».

Ad esempio?

«Sull’alimentazione, sulla preparazione, sulla programmazione. Hanno una mentalità molto professionistica e sono precisi e attenti su tutto. Ma come ripeto, io non ci vedo nulla di negativo, anzi credo che i risultati diano loro ragione…»

Hai già pensato al programma di gare?

«No sinceramente no. Stiamo pianificando tutto, ma come sapete la stagione degli Under 23 parte un po’ più avanti rispetto a quella dei professionisti. Poi io sono un primo anno, non mi pongo particolari obiettivi se non quello di imparare il più possibile migliorando giorno dopo giorno».

Ma che corridore ti definiresti?

«Mi sento un velocista. Forse non purissimo perché nei percorsi leggermente ondulati mi muovo bene e non spreco troppe energie. Tra gli juniores ho vinto diverse gare allo sprint, senza contare che aspetto le volate dei grandi Giri più delle tappe di montagna».

Ti ispiri a qualche corridore in particolare?

«Ho diversi idoli. Sono cresciuto vedendo Cavendish, Sagan e Greipel. Del primo ammiro la determinazione, del secondo il personaggio e del terzo la potenza e cattiveria agonistica».

Un tuo pregio e un tuo difetto?

«Pregio direi la determinazione. Se mi metto un obiettivo faccio di tutto per raggiungerlo. Un difetto? Se le cose iniziano ad andare male mi abbatto facilmente».

Oltre alla strada però c’è anche la pista…

«Uno dei miei primi grandi amori. In pista finora mi sono dedicato allo Scratch, la specialità in cui ho vinto l’argento agli Europei e il bronzo ai Mondiali juniores. Mi piacerebbe però investire anche sull’Omnium, che è inserito nel programma olimpico e ha un fascino tutto particolare. So che la squadra sta già parlando con Villa per trovare un giusto equilibrio tra strada e pista».