Jakobsen pensa al Tour, non esclude il Giro e commenta la causa con Groenewegen: «Voglio correre in primavera e su quella caduta c’è bisogno di chiarezza»

Fabio Jakobsen alza le braccia al cielo sul traguardo dell'ottava tappa della Vuelta 2021, da Santa Pola a La Manga del Mar Menor (foto: A.S.O./Photogomezsport)
Tempo di lettura: 2 minuti

«Quando attraversi qualcosa di così intenso, realizzi quel che hai, ma anche quello che puoi perdere». Lascia trasparire tutta la sua sensibilità e al tempo stesso la voglia di continuare a correre ad alti livelli Fabio Jakobsen che parlando del suo futuro a Het Nieuwsblad, non ha nascosto le sue grandi ambizioni sportive che non si sono di certo perse. Anzi, la voglia di lottare, dimostrare e vincere è decisamente forte. La paura è qualcosa di presente, ma non lo fermerà. Soprattutto dopo i risultati ottenuti alla Vuelta di Spagna. Il prossimo passo potrebbe chiamarsi Tour de France 2022, dove l’olandese spera di poter essere nuovamente il leader del Wolfpack, nella quale si giocherà il posto con Mark Cavendish, che con un poker d’autore ha eguagliato il record di Eddy Merckx, pari a 34 successi nella Grande Boucle.

«Vorrei correrlo – ha ammesso poi Jakobsen a De Telegraaf, pensando ad un programma sportivo per la prossima stagione – Ma prima di tutto guardo alla primavera. L’ho persa nelle ultime due stagioni ed è lì che dovrò dimostrare di meritare il posto nella selezione per il Giro d’Italia o il Tour. Mi piace che non sia tutto sicuro, questo mi tiene sull’attenti».

La rivalità ovviamente con il britannico c’è e non si può negare, ma tra i due c’è anche un ottimo rapporto. «Siamo entrambi velocisti, ma ci diamo anche tanto l’un l’altro – aggiunge – Ora è qui con noi e, considerando le circostanze (una brutta caduta alla Sei Giorni di Gand, ndr), le cose stanno andando bene per lui. Lo scorso anno Mark c’era per me e ancora c’è. Ora posso essere io a supportarlo, perché siamo entrambi a disposizione dell’altro in questa squadra».

Nel frattempo continua la causa legale contro Dylan Groenewegen, responsabile della tremenda caduta subita, alla quale cerca di non pensare: «È nelle mani delle persone giuste che sono preparati a queste cose. Sono convinto di quello che abbiamo fatto e penso che sia una cosa che andava fatta in certi modi. Porterà benefici al ciclismo e nella coscienza di tutti, inoltre porterà anche chiarezza. Spero che l’esito non andrò a condizionare il mio futuro. Soprattutto, sono felice di essere tornato in bici e di andare ancora forte».