Cimolai torna in Francia ma non cambia ruolo: «Dal Giro la consapevolezza di poter lottare ancora in volata. Sogno la convocazione per Mondiali ed Europei»

Cimolai
Davide Cimolai in una foto d'archivio al Giro d'Italia 2021
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Impegnato tra la preparazione invernale e i suoi nuovi compiti da papà, Davide Cimolai sta vivendo un periodo molto intenso della sua vita, pur non essendoci ancora gare all’orizzonte. Le motivazioni però sono più grandi che mai, così come il sogno di dedicare una vittoria alla sua piccola.

In questa stagione appena conclusa, il 32enne di Pordenone ha più volte sfiorato la vittoria, chiudendo due volte in seconda posizione al Giro d’Italia. Il successo non è arrivato, ma la consapevolezza di essere tornato ad altissimi livelli e poter lottare ancora negli sprint di gruppo non manca. Ecco perché Davide ha cambiato idea e ha accettato la proposta della Cofidis.

Spiegaci meglio, Davide…

«Il contratto con la Israel scadeva a fine stagione e avevo pensato per il futuro a un nuovo ruolo, magari da ultimo uomo. Il 2020 è stato un anno complicato e avevo come la sensazione di non essere più in grado di giocarmi una vittoria allo sprint».

E poi?

«Poi al Giro d’Italia ho ritrovato le giuste sensazioni. Ho chiuso dietro a Ewan, vinto una volata del gruppo anche se poi la fuga riuscì a spuntarla, e fatto terzo dietro a Sagan e Gaviria. Insomma, sono tornato ad alti livelli e ho così salutato l’idea di cambiare ruolo».

Ed è arrivata la Cofidis?

«Si esatto, non mi sono più proposto come ultimo uomo, ma come corridore ancora in grado di giocarsi le proprie carte. Tra le squadre che si sono interessate, la Cofidis mi è apparsa fin da subito come quella con l’offerta più seria e il progetto interessante. Andrò lì e sono motivatissimo».

Come ti gestirai con Coquard e Consonni?

«Coquard immagino farà soprattutto le corse francesi, mentre io e Simone ci dedicheremo più alle nostre. Ovviamente Consonni è giovane e senza Viviani ha una grande chance per mettersi in mostra e fare il capitano. Io però ci sono e avrò le mie possibilità».

Quindi la tua stagione come si dovrebbe sviluppare?

«Riprenderò a correre abbastanza presto perché dopo la caduta alla Vuelta sono stato quasi tre mesi senza fare niente. Ho già ripreso gli allenamenti al 100%. Nelle idee c’è la Tirreno-Adriatico, la Sanremo e il Giro d’Italia. Poi staccherò per preparare il finale di stagione con Europei e Mondiali».

Che hanno entrambi percorsi veloci…

«Esattamente. In Italia abbiamo Colbrelli, Nizzolo e Viviani, ma io per la maglia azzurra ci sarò sempre. Già lo scorso anno all’Adriatica Ionica ho fatto da ultimo uomo ad Elia con ottimi risultati. Se Bennati mi riterrà meritevole della convocazione io sarò più che felice di accettare la chiamata».

Che ne pensi di Bennati cittì?

«Daniele lo conosco bene, abbiamo corso anche insieme alla Liquigas. Ha smesso di correre da poco e conosce il ciclismo moderno molto bene, sa delle dinamiche del gruppo e delle tattiche di gara. Lui che è stato tanto capitano quanto uomo squadra ancora di più sa come gestire le situazioni».

Torni a correre in una squadra francese. Com’è l’ambiente lì?

«Quelle francesi sono squadre molto serie. La solidità è dovuta anche all’apporto che lo stato dà anche a livello economico. Per esempio in tempo di pandemia e lockdown, mentre tutte tagliavano gli stipendi e facevano fatica a garantire anche il minimo, loro da quel che so non hanno avuto di questi problemi».

Un difetto che hanno invece?

«Se da una parte non c’è quello stress e quella pressione nel vincere a tutti i costi, dall’altra hanno una mentalità molto impiegatizia. Diciamo che fanno il loro compitino e difficilmente vanno oltre a quello. Se chiedi qualcosa in più storcono il naso».

Tornando alla stagione appena conclusa, hai qualche rimpianto? La vittoria era lì…

«È stato un anno ottimo, è mancata solo la ciliegina sulla torta. Al Giro non ho particolari rimpianti, so che Ewan, Sagan e Gaviria sono veloci. L’unica tappa in cui mi sono mangiato le mani è stata quella vinta da Van der Hoorn. Ho vinto la volata del gruppo, ma l’olandese era riuscito a resistere davanti. In quella tappa lavorò solo la Bora di Sagan, mentre noi e la UAE abbiamo dormito».