Chris Froome si racconta: «Non penso al ritiro, Nibali e Valverde mi motivano. Pogacar? Può emulare Pantani»

Froome
Chris Froome al Giro di Sicilia 2021 (foto: LaPresse)
Tempo di lettura: 3 minuti

Non deve essere facile per un quattro volte vincitore del Tour de France staccarsi al primo cavalcavia e arrivare sempre lontano dai migliori del gruppo. Chris Froome non si nasconde, conferma le sue grandi difficoltà, ma di abbandonare il ciclismo non ne vuole proprio sapere. La passione che il britannico nutre verso questo sport e l’amore per la bicicletta vanno oltre le vittorie e i successi.

Il 2021 di Froome in maglia Israel StartUp-Nation ha vissuto molti bassi e pochissimi alti. Mai realmente competitivo e distante da quel livello che gli permise di dominare i grandi Giri, il 36enne si è raccontato a Repubblica, spiegando i problemi che ancora lo condizionano e la voglia però di continuare a correre ancora molti anni «Non ho alcuna intenzione di appendere la bicicletta al chiodo. Il ciclismo è la mia vita e ho ancora due anni di contratto con la Israel. Voglio continuare perché per me è un privilegio correre e vedere vincere atleti come Valverde e Nibali mi stimola molto».

Proprio su Nibali, Froome ha speso parole importanti, dimostrandosi impressionato dalla capacità di Vincenzo di gestire la pressione e le tattiche di gara. «Sono impressionato dalla sua condizione mentale, dalla facilità con cui affronta le gare. Ha sempre una grande pressione sulle spalle ed è incredibile il modo che ha di gestirla. Non gli ho mai visto fare qualcosa di sbagliato in gara, un attacco andato a vuoto, una pedalata fuori posto: se attacca, vince. Se non vince, condiziona la gara e mette gli altri alle corde».

Il discorso passa poi alle giovani promesse del ciclismo internazionali. Più che promesse però sono certezze. Tadej Pogacar ha già vinto due Tour de France e due classiche Monumento, secondo Froome nulla lo può fermare. «Può battere ogni record. E, quando vorrà, può essere il primo dopo Pantani a centrare la doppietta Giro-Tour. Ci ho provato anch’io nel 2018 e dopo aver vinto il Giro sono arrivato terzo al Tour: ci sono andato vicino. Ma nessun rimpianto per aver consumato energie in Italia. È stato il momento più bello della mia carriera».

Chris Froome in azione al Giro di Lombardia 2021

Il quinto Tour de France, quello che avrebbe pareggiato Anquetil, Merckx, Hinault e Indurain, è impresa ormai impossibile. Il sogno si è infranto con quella caduta al Delfinato, pochi mesi prima del Tour, che Froome ricorda sulle pagine del quotidiano. «Ripensandoci, non ho mai avuto rabbia dentro di me per quella caduta, ma solo delusione perché stavo facendo un buon lavoro ed ero in ottima condizione in vista di quel Tour. Dopo due anni ancora sto combattendo per tornare al mio livello. Ma io credo che tutto accada per un motivo: ho avuto un momento di riflessione intima dopo l’incidente, mentre ero ancora in ospedale a Saint-Étienne, ho cercato di capire che cosa volessi davvero dalla vita, se continuare a fare il corridore o iniziare a fare qualcos’altro. Ho scoperto allora quanto davvero ami correre, gareggiare, viaggiare, stare sulla strada all’aria aperta. Mi piace lo stile di vita del ciclista professionista».

Ma parlare del passato a Froome non piace. Ci sono almeno due stagioni da correre ancora e poi penserà al da farsi. A proposito, c’è già qualche idea? «Lo spero, sono molto interessato al mezzo bici, a tecnica, tecnologia, allo sviluppo di materiali e di metodiche di allenamento. Mi piacerebbe trasmettere le mie conoscenze ai giovani. Il nostro team, la Israel Start-Up Nation, è pieno di ragazzi molto giovani, stiamo crescendo tutti insieme».