Pogacar, stagione da Monumento: 5 motivi per credere nell’accoppiata Giro-Tour

Tadej Pogacar nella torcida dei tifosi sull'ultima salita a Bergamo (foto: Pool Luca Bettini/BettiniPhoto©2021)
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Cambia il tempo; cambiano i tempi. Cambiano i colori, le paure e le stagioni. Ma lui non cambia, mai. Pogadattilo, TaddeoPower, Piccolo Grande Pogi. Per descriverlo la Treccani dovrebbe coniare un neologismo, perché quasi tutti rischiano di rimanere senza parole. Tadej Pogacar da marzo a ottobre non ha mai chiuso le porte del suo spettacolo, ha registrato il pieno di incassi ai botteghini: un corridore semplicemente strepitoso, che fa scomodare i mostri sacri, fa esagerare e riempire la penna di superlativi. Lui, nato il 23 settembre 1998, nell’anno dell’ultima doppietta Giro-Tour del Pirata Marco Pantani, è l’unico che può farcela. Cinque motivi per crederci e sognare un’impresa che manca da 23 anni, su quibicisport.

Pogacar e la doppietta Giro-Tour che manca dal 1998 con Pantani: il fuoriclasse sloveno può realizzarla, ecco perché

Motivo N°1 / Le umili origini e l’amore per la salita – Racconta Pogacar di aver cominciato a correre dopo averlo visto fare a suo fratello. Qualche mese dopo rispetto al fratello, in realtà, quando è cresciuto a sufficienza per toccare con i piedi per terra e non cadere ad ogni frenata. Tadej Pogačar nell’armadio di casa dei genitori ha un disegno di un ciclista che attacca una salita. Potrebbe essere lui mentre attacca dopo lo scatto di Nibali. Forse il modo migliore di coltivare un sogno in una famiglia di umili condizioni: appenderlo a un armadio per ricordarsene. Umiltà, consapevolezza nei propri mezzi e la feroce bellezza con cui affronta ogni gara.

Motivo N°2 / La giovane età e un talento sconfinato – A 23 anni Tadej ha già vinto quello che mezzo gruppo del WorldTour può soltanto sognare. Va forte ovunque: a cronometro, in salita, nelle Classiche. E che Classiche! Consideriamo Il Lombardia vinto ieri: una tappa di montagna di un Grande Giro per il dislivello complessivo e la classe del campione che si esalta su percorsi caratterizzati da continui cambi di ritmo che spezzano la resistenza degli avversari. Ha una spiccata tolleranza allo sforzo e recupera in maniera repentina le fatiche svolte. Dove può arrivare? Magari a vincere anche un Mondiale se lo disegnano sulle sue corde e non solo.

Motivo N°3 / La programmazione e il percorso di avvicinamento – «Mi piace correre, mi piacciono le classiche e le corse a tappe, che per certi versi sono più interessanti. Fare paragoni è difficile. Alla storia francamente non ci penso. Quello che mi piace fare è andare sulla mia bici, godermi il momento e non pensare a cosa farò da grande. Il mio sogno è godermi il ciclismo più che posso. Presto si parlerà di programmi per il prossimo anno e sarà composto da grandi corse, ma non dal Giro». Un fuoriclasse per tutte le stagioni certo, ma anche con il sacrosanto diritto di prendersi dei periodi di pausa. Quest’anno tra UAE Tour, Strade Bianche e Tirreno-Adriatico, ha lasciato intendere che le corse RCS, di marchio italiano, gli piacciono. Per il 2022 il menù prevede altre portate, la Corsa Rosa lo aspetta.

Motivo N°4 / La squadra. L’UAE ora è un monolite costruito per lui – Al primo Tour vinto si parlava della debolezza del team emiratino che lasciava la stella di Komenda troppo isolata. Capito il grande potenziale di Pogacar l’UAE Team Emirates ha costruito un roster di assoluto livello: Hirschi, Polanc, McNulty, Majka, Polanc che si sono aggiunti al nostro magnifico Davide “Roccia” Formolo e a Diego Ulissi ieri felicissimo e sorridente all’arrivo. Sport individuale? Una volta! Adesso il collettivo determina tutta la differenza del mondo per raggiungere traguardi prestigiosi.

Motivo N°5 / La fantasia e la propensione all’attacco – Sì la fantasia e buttarsi come l’acrobata senza rete. Come Pogacar nella decima tappa del Tour 2021: non sai come va a finire, ma, come scriveva qualcuno, non serve saperlo. Certe volte, nella vita, bisogna dare retta alle sensazioni. Il fine non è essere impeccabili. Aspettiamo il double Giro-Tour di Pogacar, perché insieme a Van Aert, Van der Poel ed Evenepoel, rappresenta un modo di fare e di essere anche nelle piccole cose della vita quotidiana di ognuno. Un modo a cui, spesso, non ci si affida per paura. E qualcosa accade solo se si coglie il coraggio di buttarsi. Oggi è domenica. Domani riprenderemo la settimana con una consapevolezza in più. E cinque buoni motivi per credere che il record di Pantani in futuro sarà infranto dal Pogadattilo, nato ventuno giorni dopo il suo trionfo a Parigi.