Cassani, uno sfogo tutto da leggere: «Oggi se non vinci sei un fallito, ma io sono orgoglioso dei miei azzurri. Gli odiatori non mi interessano»

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Davide Cassani, dopo i Mondiali 2021 non è più il commissario tecnico della nazionale italiana
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Da domenica sera Davide Cassani non è più il commissario tecnico della nazionale italiana. L’ormai ex ct si è voluto prendere qualche giorno per schiarirsi le idee e ieri sera sul suo profilo Facebook ha scritto un lungo post in cui analizza la prestazione degli azzurri ai Mondiali in Belgio.

Cassani si schiera in difesa dei suoi ragazzi, che hanno dato tutto sulle strade delle Fiandre per onorare al meglio la maglia della nazionale. Le critiche? Al romagnolo non interessano, ne ha avute tante in questi anni e non lo hanno mai toccato. Ma ora leggete insieme a noi le parole di Cassani…

«Un CT è felice quando si vince, un CT è arrabbiato quando si perde con sfortuna, un CT è deluso quando non c’è gioco di squadra e un CT è orgoglioso quando i suoi ragazzi ci mettono l’anima aiutandosi a vicenda. Io, domenica, sono stato orgoglioso dei miei ragazzi. Oggi il mondo va così: se vinci sei un fenomeno, se perdi sei una nullità. Quando vinci servirebbe un treno con 100 vagoni per far salire tutti; amici veri, tifosi sinceri ipocriti e ruffiani. Se perdi sei un cretino, un brocco, un fallito.

«Sono stato corridore e sono stato CT. Ho corso 9 mondiali e ne ho diretti 8. So cosa vuol dire vincere, perdere, cadere e soffrire, imprecare ed esultare. Domenica, 170 km dall’arrivo: “chute, chute, Italy” avverte radio corsa. Scendo di corsa insieme ad Archetti, il meccanico. Ballerini sdraiato a terra, 10 metri più avanti Matteo Trentin già in piedi: ”ho rotto la bici, ho rotto la bici”.

«Archetti corre a prendere quella di scorta, io mi inginocchio a fianco del Ballero. Il viso è una smorfia di dolore, dalla bocca escono solo gemiti ma non molla. Si rialza, a fatica inforca la bici e riparte. Un paio di minuti e riprendiamo Trentin, abbasso il finestrino:” come va Matteo”. È arrabbiatissimo:” non va bene un c…..ho male all’anca, non riesco a pedalare”. Ma non molla, rientra in gruppo. Radio corsa: ”foratura di Ulissi”. Marco Velo si attacca al clacson e pigia sul gas. Archetti scende di corsa, Diego Riparte.

«Cinque minuti e altra chiamata: “foratura di Moscon” e mancano ancora 150 km. E tutto questo nello spazio di 20 km. Nel frattempo evadono una quindicina di corridori con quasi tutte le nazionali. Cosa fanno i nostri? Si ricompattano, si organizzano e cominciano a menare. Trentin sta male, Ballerini peggio. Ma tirano, si sacrificano, senza bicicletta zoppicherebbero, ma loro non devono camminare, vogliono pedalare. Il loro mondiale sanno che è finito ma non quello dei loro compagni. Tirano per 30 km. Ballerini e Trentin poi De Marchi, poi Moscon poi Ulissi e quei 50” secondi di ritardo vengono annullati con la forza della disperazione, con il desiderio di riaprire una corsa che poteva finire lì.

«Poi va in fuga Bagioli, e alla fine arrivano anche Nizzolo e Colbrelli insieme a tutti i più forti. Ho ricevuto tantissimi messaggi di affetto e alcune critiche, sinceramente non mi hanno fatto né caldo né freddo. Ormai sono temprato agli attacchi di persone capaci solo di insultare travalicando educazione e rispetto. Oggi sono un ex CT sereno e orgoglioso perché ho diretto una squadra vera dove tutti hanno lasciato da parte l’interesse personale pensando sempre al “NOI”.

«Hanno superato un momento bruttissimo (cadute e forature) trasformandolo in un vantaggio, lanciando 3 loro compagni tra i 17 che si sono giocati la corsa. E voi dite che abbiamo corso male? Dite che sono un incapace perché siamo arrivati decimi? Non mi importa nulla di quello che scrivono gli “odiatori”. Quando offendete me perché non abbiamo vinto un mondiale in linea, non vi rendete conto che state offendendo loro, i nostri azzurri, la loro generosità, il loro coraggio il loro spirito di sacrificio.

«I nostri corridori hanno sempre cercato in tutte le maniere di conquistare la vittoria ma se non ci siamo mai riusciti è perché abbiamo trovato sulla nostra strada qualcuno che quel giorno è andato più forte. Si sono sempre battuti con orgoglio e onore. Hanno sempre dato l’anima, hanno sempre pensato alla squadra, hanno sempre onorato la maglia che indossavano ed è per questo che io li ringrazierò, sempre. Perché nella vittoria e nella sconfitta sono sempre stati uomini. Io ho diretto dei Leoni. Leoni veri, non da tastiera. Ed è per questo che sono sereno. Domenica sera li ho abbracciati, uno a uno e il loro grazie rimarrà per sempre scalfito nel profondo del mio cuore.

«PS: questo il messaggio di Matteo Trentin che ha scritto ieri, lunedì nella nostra chat “Ragazzi, ancora una volta abbiamo corso da squadra. Abbiamo ribaltato Una situazione drammatica in un vantaggio, i risultati vanno e vengono ma lo spirito che abbiano creato in maglia azzurra è qualcosa che resta. E giovani come Bagioli sono pronti a coglierlo”». Questa la lunga riflessione Social di Davide Cassani.