INCHIESTA / Quaranta (Colpack): «Far correre insieme amatori e giovani può essere utile soprattutto al Sud»

A sinistra Ivan Quaranta insieme a Mattia Petrucci, vincitore quest'anno alla Coppa Caduti di Reda (crediti foto: Rodella)
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Dopo tante voci severe nei confronti della proposta che la Federazione sta studiando in questi giorni, quella relativa alla possibilità di far correre insieme amatori, juniores e Under 23, ne arriva anche una favorevole: quella di Ivan Quaranta, direttore sportivo della Colpack, istruttore al velodromo di Dalmine e tecnico del comitato regionale lombardo per quel che concerne la pista


Ivan, tra i pareri ascoltati fino ad oggi il tuo è uno dei pochi favorevoli.

Di questo me ne dispiace, perché secondo me la proposta che la Federazione sta prendendo in considerazione non è cattiva. Le polemiche di questi giorni, sinceramente, non le ho capite: mi sono sembrate troppo frettolose, si sta parlando pur sempre di un’idea, non è mica ufficiale.-

Ce lo aveva già puntualizzato Norma Gimondi.

L’ho letto e proprio per questo mi chiedo: come ha fatto Silvio Martinello ad entrare in possesso di documenti del genere? Avrà qualche contatto in Federazione, non saprei cos’altro pensare. Ma torniamo al pratico, non voglio perdermi in questi discorsi.

Prego.

Avete un’idea di quanto stia soffrendo il ciclismo del Sud? Pochissime gare, pochissime squadre, organizzatori che si danno da fare come dei diavoli e poi si ritrovano al via venti o trenta ragazzi. In situazioni estreme, e se ben gestita, secondo me l’idea di far correre amatori e giovani può aver senso.

Ma non sarebbe meglio aiutare il Sud in maniera più concreta?

E’ uno dei punti del programma della nuova Federazione, presumo ci stiano lavorando. Ma nel frattempo una proposta del genere è già qualcosa. Ripeto, dev’essere ben gestita e non diventare un’abitudine o una moda. Anche perché dal Lazio in su mi pare che non ce ne sia bisogno, di corse già ce ne sono tante.

Ma che senso ha mescolare categorie così diverse?

Non fate l’errore di immaginarvi l’amatore di 60 anni con la pancia. C’è anche quello, e ovviamente non c’è niente di male, ma c’è anche l’ex dilettante di 25 anni che si allena e ha una bicicletta che vale. Questo per dire che mi pare riduttivo associare lo juniores al pensionato. Non voglio credere che la Federazione, nel caso in cui questa proposta dovesse passare, non prenda in considerazione una divisione per categorie o per età. In altri paesi già lo fanno.

Dove?

L’ho visto in Francia e in Svizzera. Anzi, se non mi sbaglio laggiù corrono anche tutti insieme. Pensate ad un ragazzo del Sud che partecipa ad una gara insieme ad altri venti coetanei appena. Capite di cosa si sta parlando? Poi magari vince a ripetizione e si monta la testa. Oppure ha difficoltà nella guida del mezzo, com’è capitato al nostro Verre.

Ovvero?

E’ molto semplice: essendo della Basilicata e avendo pedalato raramente in gruppi numerosi, ci siamo accorti che perlomeno all’inizio aveva più di una difficoltà a guidare la bici. E’ una situazione che ho visto ripetersi anche quando i ragazzi in questione erano molto talentuosi, non parliamo di giovani che col ciclismo hanno poco a che fare.

Quindi il tuo consiglio, Ivan, è quello di avere pazienza.

Intanto la pazienza di aspettare di capire se la Federazione farà passare o meno questa proposta. E poi la pazienza di leggerla e capirla: magari, se dovesse passare, verranno introdotte delle norme e dei paletti che la renderanno ancora più precisa e utile. Ma non facciamo diventare privata o elettorale una vicenda tecnica che riguarda i nostri ragazzi, non critichiamo a prescindere per vendicarci di qualche nemico.