EUROPEI 2021 / Cavalli: «Finale dolceamaro. Correre da leader davanti al pubblico di casa è un onore»

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Marta Cavalli in maglia azzurra al termine del campionato europeo di Trento concluso al sesto posto
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Quando anche una campionessa come Elisa Longo Borghini decide di mettersi al servizio di una sua compagna, vuol dire che c’è davvero del grande talento in Nazionale. Dino Salvoldi può stare tranquillo per i prossimi anni, il futuro è nelle mani di Marta Cavalli.

Forse il sesto posto rende poco merito alle nostre ragazze. Abbiamo corso da protagonisti attaccando prima con la Paladin e poi facendo il ritmo con la Longo. La Cavalli era lì per finalizzare, ma quando ti ritrovi in un gruppetto con la Van Vleuten, la Reusser e la Niewadoma c’è poco da fare. Andare via in salita contro di loro è (al momento) impossibile, ma con tenacia e determinazione è rimasta attaccata a loro, dimostrando di avere non solo gambe, ma anche una grande testa.

Subito dopo il traguardo Marta analizza con lucidità la sua corsa e quella delle sue avversarie. Tante le domande, ascoltiamola in questa intervista rilasciata pochi minuti dopo la fine della corsa.

Marta, sesto posto. Sei più felice per aver corso da capitana e aver chiuso con le migliori o amareggiata per la mancata medaglia?

«Domanda difficile. Ti direi amareggiata di non aver centrato il podio proprio perché la nazionale si è affidata a me per il finale. Volevo una medaglia per ripagare la fiducia che mi è stata data e il tifo della città di Trento, ma alla fine ho dato tutto quello che avevo. Di più era difficile fare».

Era programmato che la Longo Borghini lavorasse per te?

«No, lo abbiamo deciso in corsa. Eravamo lì nel gruppo delle più forti e lei mi ha dato il via libera. All’inizio non ero sicura, ma poi mi sono voluta prendere la responsabilità. Serve anche questo per crescere. Ringrazio Elisa per aver provato a ridurre il gap dalla Van Dijk».

Cosa ha significato per te correre in casa ed essere anche la leader della nazionale? Raccontaci le tue emozioni…

«Da spiegare non è semplice. E’ un mix di emozioni, da una parte la responsabilità di correre in casa, farsi vedere e correre da protagoniste cercando di cogliere un risultato importante, dall’altra la gioia di avere un evento così importante sulle nostre strade, con il pubblico a fare il tifo dal primo all’ultimo chilometro. E’ veramente bello».

Che gara è stata?

«Siamo andate a tutta. Nel finale non c’è stato un metro di respiro e andare a riprendere la fuggitiva è stato impossibile, nonostante l’impegno non solo della nostra Nazionale».

L’attacco della Paladin era pianificato?

«Si. Volevamo seguire gli attacchi in salita e Soraya è riuscita a saltare sulla ruota della Van Dijk immediatamente. Era una situazione ottimale perché noi dietro non dovevamo tirare».

Il caldo ha influito?

«Molto nella prima parte. Negli ultimi trenta chilometri le temperature sono un po’ scese. Il problema è che abbiamo passato questi giorni sul Monte Bondone al fresco e scendendo a Trento abbiamo trovato un clima molto più caldo. Il fisico un po’ ne ha risentito».