Marcello Ugazio, un ciclista quasi per caso: «Roglic il mio punto di riferimento. Continuerò anche con il triathlon»

Marcello Ugazio durante un allenamento.
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Lo sport è palestra di vita preziosa e insegna a far di necessità virtù. Proprio come Marcello Ugazio, venticinquenne di Galliate tesserato per la Named Uptivo, una delle promesse del triathlon nostrano che a causa di un grave infortunio al piede ha dovuto concentrarsi in questi ultimi due anni interamente sul ciclismo, accantonando – momentaneamente perlomeno – le multi discipline. Intanto, il gioviale triatleta pedala tra gli Under 23 egregiamente e, nonostante abbia iniziato ad andare in bici a tempo pieno più tardi rispetto ai suoi avversari, quest’anno si è ben comportato in manifestazioni di rilievo, arrivando ottavo al Giro della Provincia di Biella e quattordicesimo al Trofeo Alcide De Gasperi.

Marcello da quando ti dedichi esclusivamente al ciclismo?

«Da settembre 2020. Nel maggio 2019 sono stato operato alla caviglia sinistra a causa di problemi abbastanza seri che mi hanno portato a un intervento di ricostruzione dei legamenti. Non potendo dedicarmi con l’intensità necessaria alla corsa, che per un triatleta rappresenta una componente fondamentale, ho deciso di concentrarmi sulla bici disciplina che ho sempre amato e per cui ho sempre avuto una buona predisposizione».

Il tuo modo di allenarti è cambiato?

«Notevolmente. Sono passato da fare tre sedute giornaliere a farne una ma dalla durata di quasi cinque ore. Mi alleno in bici sei volte alla settimana, un giorno è dedicato al riposo e a un po’ di  stretching. Da un anno non sto più né praticando atletica né nuoto anche se, probabilmente, quest’inverno qualche seduta di nuoto potrei reintrodurla per curare il recupero e la postura».

Hai avuto difficoltà nell’approcciarti totalmente alla bici?

«Sì. Avevo difficoltà a stare in gruppo, a tener la posizione ma col tempo sono riuscito a comprendere tutti i meccanismi necessari per muovermi agilmente».

Che tipo di corridore ti definisci?

«Un corridore dalla buona resistenza che va più forte con l’aumentare dei chilometri. Sono un discreto passista, attacco spesso e tento la fuga. Digerisco molto bene le salite, soprattutto quelle lunghe e con pendenze non esagerate dato i miei 74 kg. Purtroppo non sono veloce ma spero di migliorare».

Rispetto al triathlon quali sono le differenze principali che riscontri?

«Sicuramente i benefici tra corsa e bici».

Spiegaci nel dettaglio.

«Andare in bici ti consente di non caricare sulle articolazioni e di fare ottimi allenamenti aerobici senza infiammare le ginocchia, le fasce plantari e i tendini d’Achille. Andare in bici è molto utile per chi pratica l’atletica, perché gli consente di aumentare la resistenza senza sovraccaricare il proprio fisico. Al contrario, correre a piedi per un ciclista può essere dannoso, tenendo conto dei tanti infortuni a cui si può andare incontro».

Pensi di continuare a dedicarti completamente al ciclismo?

«Bisognerà vedere come andranno le cose. Sinceramente non credo di poter passare tra i Professionisti ma mai dire mai! Se capiterà l’occasione sarà una splendida avventura, altrimenti tornerò al triathlon dove mi sono tolto in questi anni tante soddisfazioni: nel 2017 ho vinto il campionato europeo Assoluto di cross triathlon mentre nel 2018 è arrivato il titolo mondiale Under 23. Valuterò giorno dopo giorno e in base alle circostanze».

Quali sono i tuoi punti di riferimento?

«Nel ciclismo Primoz Roglic, che proprio come me ha iniziato a correre tardi. Nell’atletica Eliud Kipchoge e Kenenisa Bekele».

Obiettivi per il 2022?

«Allenarmi con serenità e gareggiare con sempre più maturità. Inoltre, accantonando  l’aspetto sportivo, mi piacerebbe diventare una guida naturalistica essendo i un grande appassionato di montagna. Mostrare le bellezze paesaggistiche alle persone e spiegare loro cosa hanno davanti sarebbe una gran bella sfida da affrontare».