Che coraggio Monsieur Champoussin! Il francesino vince la prima corsa tra i Professionisti domando l’Alto Castro de Herville

Tempo di lettura: 3 minuti

Il ciclismo è arte genuina, estemporanea. I corridori sono interpreti di un momento che catturano a suon di pedalate e scatti, proprio come il giovanissimo francese Clement Champoussin che, a distanza di un anno dal suo passaggio tra i Professionisti tra le file della AG2R, conquista splendidamente la ventesima tappa della Vuelta di Spagna oggi, da Sanxenxo a Mos, imponendosi sull’Alto Castro de Herville in una giornata piena zeppa di colpi di scena.

Un talento da coltivare

Chi ha occhio attento conosce da un po’ il francese dai lineamenti delicati: infatti Clement, due anni fa, vinse una delle corse principali tra gli Under 23 ovvero il Giro del Friuli andando a conquistare anche una tappa, la quarta sul traguardo di San Daniele del Friuli. Fisico leggero il suo, predisposizione alla salita e la giusta dose di coraggio per farsi spazio tra i ”grandi”.

Il giovane Clement sapeva che oggi poteva essere la tappa giusta per tentar qualcosa: la ”piccola Liegi’’ è stata ribattezzata e un corridore di resistenza come lui non poteva perlomeno cercare di lasciare il segno. Va in fuga dalla mattina, entra nell’azione buona costituita da 16 uomini – tra cui il nostro Matteo Trentin – e il vantaggio arriva a superare gli 11 minuti. In casa Ineos, però, le intenzioni profumano di battaglia e prima Salvatore Puccio poi Tom Pidcock sull’Alto de Mabia e l’Alto de Prado, recuperano ben sei minuti ai coraggiosi di giornata.

Nonostante il forcing del gruppo, davanti non si danno per vinti e ad attaccare è Ryan Gibbons della Uae che in solitaria tenta il colpaccio. Ma, i prim’attori della Generale, stanno per aprire le danze: Egan Bernal attacca a 57,5 km dal traguardo sul falsopiano, seguito dal compagno Adam Yates che fa la differenza. Con lui rimangono i due della Bahrein Gino Mader e Jack Haig, Primoz Roglic con la sua maglia roja ed Enric Mas. Miguel Angel Lopez non riesce a farsi sotto e, oltre a perdere il podio, perde se stesso in una frazione che ha dimostrato in pieno le sue fragilità.

Yates sa di stare bene e con le sue fucilate riprende Gibbons. Due ali di folla circondano i corridori, le grida dei tifosi sono  sinfonia per chi sa di giocarsi qualcosa di importante. Tra questi c’è Clement Champoussin che, nonostante lo sforzo profuso, ha conservato ancora un discreto colpo di pedale. I big si studiano, a tratti sembra quasi si fermino. Roglic non ha interesse a vincere, Enric Mas e Yates sì ma temporeggiano. Tra occhiate fugaci e attendismo, il tenace francesino rientra sui Big e li osserva, in attesa di una occasione che non tarda ad arrivare.

Il momento perfetto

L’Alto Castro de Herville sta per svelare il suo dominatore, l’attesa è palpabile, nessuno prende l’iniziativa. Già nessuno, se non un garibaldino giovanotto di Nizza che a 1700 metri scatta con tutte le forze che gli sono rimaste in corpo. Gli occhiali da sole sono sopra il casco, il volto è una maschera di fatica, timore e rabbia: vede la vittoria, la brama, sa di essere partito al momento giusto. Il ciclismo non regala nulla ma, talvolta, sa premiare chi non ha timore di rischiare e dell’audacia fa virtù. Dietro continuano a guardarsi, i secondi di vantaggio aumentano. Champoussin spinge sui pedali con grinta, in ogni pedalata riversa il desiderio di alzare le braccia al cielo al termine di una frazione avvincente che lo vedrà primo davanti al leader della Generale Roglic, staccato di 6 secondi, e Adam Yates a 8 secondi in terza posizione.

L’azione di Champoussin è l’essenza del ciclismo: nessun calcolo, nessuna programmazione ma improvvisazione pura che può donare un sorriso. Come quello di questo ventitreenne di Nizza, capace di regalarsi una gioia speciale perché non misurabile in minuti o secondi ma frutto di generosità e pathos che rendono il ciclismo un’epopea intramontabile.