Vuelta di Spagna, il commento di Magrini: «Roglic è il più forte, ma occhio a Eiking e Martin. Ciccone? Non deve snaturarsi, è un attaccante»

Magrini
Riccardo Magrini, commentatore di Eurosport ed ex professionista
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La Vuelta di Spagna entra nella terza e ultima settimana con più dubbi che certezze. Primoz Roglic ha dimostrato fino a questo momento di essere il più forte, eppure non è riuscito a fare realmente la differenza. Mas e Lopez sono lì, quasi attaccati, mentre Eiking e Martin occupano ancora la prima e seconda posizione della classifica generale.

Non dimentichiamoci poi di Bernal e Adam Yates, Jack Haig e Giulio Ciccone. Insomma, la Vuelta è ancora molto aperta e in queste tappe conclusive c’è lo spazio giusto per far saltare il banco. Che cosa dobbiamo aspettarci? Lo chiediamo a Riccardo Magrini, che su Eurosport sta commentando questa interessante Vuelta in prima persona…

Magrini, partiamo dalla maglia rossa Eiking. Che ne pensi? Ti ha sorpreso?

«Sento che tutti parlano della sfida tra Roglic e i due Movistar nella terza settimana, ma forse si dimenticano che davanti ci sono ancora Eiking e Martin. Non parliamo certo dei due ultimi arrivati, il norvegese mi sembra molto calato nella parte, fa tirare la squadra e si butta nelle volate insieme agli altri big. Occhio a lui, e ovviamente anche a Martin, capace di entrare in una top ten del Tour de France».

Una sfida in più per Roglic…

«Roglic è il più forte e lo si è visto. Quando ha voluto vincere ha vinto staccando gli avversari. Però bisogna guardare bene a queste prime due settimane: il percorso era vivace, interessante, ma non permetteva di fare grandi distacchi. Le salite impegnative sono tutte in queste ultime tappe…»

Roglic però ha dimostrato di soffrire spesso la terza settimana…

«E’ vero. Storicamente ha sempre sofferto la terza settimana, ma credo che a questo proposito si sia gestito bene. Ha rinunciato a quelle volate per guadagnare due o tre secondi spendendo tante energie. E la squadra finora si è comportata benissimo».

Dei due Movistar che inseguono cosa ci puoi dire?

«Che li vedo bene. Mas sta vivendo il miglior momento della sua carriera e Lopez sembra aver fatto finalmente il salto di qualità. Con questo Roglic non sarà facile, ma la Movistar ci proverà sicuramente. Come? Lanciando il colombiano e costringendo Roglic e la sua squadra ad inseguire. Bisognerà isolare lo sloveno e provare ad attaccarlo».

Discorso simile per i due Ineos, Bernal e Yates, che però hanno quasi tre minuti da recuperare…

«Bernal è in crescita. Ha iniziato male questa Vuelta ma lo vedo ogni giorno meglio. Il problema della Ineos è che ha perso due uomini importanti come Carapaz e Narvaez che avrebbero aiutato sicuramente i due capitani a ribaltare la classifica generale. Se Bernal decide di fare il Bernal anche Roglic dovrà preoccuparsi».

Cosa è successo a Bernal nelle prime due settimane?

«Replicare la condizione del Giro d’Italia non era semplice, poi diciamoci la verità, qui alla Vuelta ha contro Roglic, alla corsa rosa no. Se uniamo a questo anche il Covid che lo ha colpito nel mese di giugno e le poche corse disputate prima della grande partenza di Burgos, ecco spiegate le sue difficoltà».

Anche Ciccone non sembra lo stesso del Giro…

«Ciccone ci mette la passione, ma è ancora un gradino sotto agli altri. Finora non ha dimostrato di avere una grande condizione, però nella terza settimana ci sono molte salite adatte alle sue caratteristiche. E’ al primo grande Giro da capitano, ma non deve snaturarsi…»

Cioè?

«Lui è un attaccante. Le cose più belle in carriera le ha fatte andando all’attacco con coraggio, regalando emozioni ai tifosi, ricordate la tappa del Mortirolo? Secondo me deve buttarsi in fughe numerose insieme a uno o due compagni di squadra, così avrà l’occasione di rientrare in classifica generale e vincere anche una tappa».

Ieri ci ha provato anche Aru. Un bel segnale, il sardo vuole lasciare il segno prima di dire addio alle corse…

«E fa bene! Ha trovato l’occasione sulla sua strada e ci ha provato. Un corridore come lui deve lasciare con un ricordo, ci riproverà sicuramente».

Come hai preso il suo ritiro?

«Mi è dispiaciuto molto perché secondo me poteva ancora dare qualcosa. Però rispetto la sua scelta, un corridore si conosce e sa quando arriva il momento di fermarsi».