Cort Nielsen sempre più grande! Splendido bis alla Vuelta sul traguardo di Cordova

Cort Nielsen
Magnus Cort Nielsen conquista la seconda vittoria di tappa alla Vuelta 2021 (foto: A.S.O./Luis Angel Gomez/Photogomezsport)
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Magnus di nome e di fatto. Perché la vittoria di oggi di Cort Nielsen nella dodicesima tappa della Vuelta di Spagna da Jaen a Cordova, secondo successo dopo l’acuto nella sesta frazione, è un qualcosa di grande che dimostra quanto il coraggio e la caparbietà siano ancora virtù in grado di fare la differenza in un ciclismo che non smette di fare sognare.

Attaccante nato

L’alfiere della EF Education Nippo ha l’indole dell’attaccante, una pedalata agile, capacità di cogliere il momento propizio e, come si è soliti dire tra gli addetti ai lavori, una gran gamba che gli ha permesso di vincere giovedì scorso nella sesta frazione da Requena all’Alto de la Montana de Cullera. Questa gran gamba scalpita, c’è ben poco da sindacare a riguardo, così anche ieri Nielsen ha attaccato per portarsi a casa una nuova vittoria e per poco non ci è riuscito se non fosse stato per Primoz Roglic ed Enric Mas che sulla rampa finale al 20% di pendenza lo hanno ripreso ad appena 300 metri dal traguardo. Trecento metri interminabile in cui il sorridente Cort ha proceduto travolto, leccandosi le ferite.

Bis di prestigio

Ma il baffo d’oro del gruppo non si è certo perso d’animo, consapevole che la Vuelta di Spagna potesse sorridergli ancora, dopo la doppietta del 2016, il sigillo dell’anno scorso e la gioia di questa edizione. La tappa di oggi sembra fatta per lui: 175 km nel sud della Spagna, per la ventesima volta la carovana arriva a Cordoba, le temperature sfiorano i 41 gradi, il gruppo procede a ritmo elevato, gli attimi di tensione non mancano con la caduta a 54,3 km di Roglic in compagnia di Adam Yates e altri corridori. Ci si studia in attesa dei 7,2 km dell’Alto de Catorce por Ciento dove si deciderà la corsa.

La fuga viene ripresa, la Uae tira decisa, fa differenza e il gruppo si assottiglia. Il primo ad alzare bandiera bianca è Mikel Landa  a 24 km, a 22 km prova ad avvantaggiarsi Jonathan Lastra della Caja-Ruras-Seguros per poi arenarsi. Quando mancano 2,5 km alla fine dell’ascesa a forzare il ritmo e il nostro Giulio Ciccone che non si è scordato della sua indole garibaldina. Mancano 21,2 km, dietro l’abruzzese vanno Jay Vine, Romain Bardet, Sergio Henao in cerca di gloria. I quattro si danno cambi regolari ma dietro non hanno intenzione di lasciare spazio. La discesa, molto tecnica con curve insidiose, viene affrontata con decisione e gli uomini della BikeExchange di Micheal Matthews, poi  terzo al traguardo, non consentono ai quattro attaccanti di giocarsi una tappa che fa gola a tanti.

L’epilogo è quello della volata: a 1500 metri dalla fine vengono ripresi Ciccone, Bardet ed Henao, a 900 metri l’ultimo ad arrendersi è Jay Vine. Jens Keukeleire pilota in maniera sopraffina Nielsen che a 200 metri lancia la sua volata agilmente, il nostro Andrea Bagioli prova a saltarlo sulla sinistra ma può fare ben poco contro il corridore danese che vince di mezza ruota. «Grande gioia anche oggi, è bellissimo per me essere diventato uno degli uomini simbolo di questa Vuelta», le parole di Nielsen una volta terminata la sua fatica. «Ringrazio i tifosi spagnoli ma mi hanno dimostrato tantissimo affetto».

Bagioli, Trentin, Brambilla in top ten

E l’Ital bici come se la passa? Non male di certo, grazie a un ottimo secondo posto di Andrea Bagioli, a cui si aggiunge anche il quarto di Matteo Trentin – apparso in grande spolvero in discesa a 13 km dalla fine in compagnia di Gorka Izagirre, e un egregio Gianluca Brambilla giunto nono. «C’è poco da dire in questi casi», commenta ‘’Bagiolino’’. «Nielsen è stato impressionante, aveva più forza. Sono felice del mio risultato ma avrei voluto vincere. La Vuelta è ancora lunga, ci sono tappe che mi piacciono e farò del mio meglio per lasciare il segno». Gruppo avvisato, ora non resta che godersi lo spettacolo di un Giro di Spagna dove nulla è stato ancora decretato in maniera definitiva.