TOKYO 2020 / Elena Cecchini: «Al telefono con Elia dopo ogni prova: vi racconto come ha vinto il bronzo»

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Elia Viviani ed Elena Cecchini. I due si sono messi insieme nel 2012 e non si sono più lasciati.
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Mentre Elia Viviani correva l’omnium, Elena Cecchini la compagna della vita, a sua volta ciclista, era davanti al televisore nella sua stanza di Livigno, dove si sta preparando in altura. Il lungo lo aveva rinviato al pomeriggio per vivere una mattinata di tensione e… sofferenza. Da sola. 

«Quando ci sono gare così importanti, preferisco essere sempre sola, concentrata», racconta la friulana, 29 anni, che da questa stagione corre nella Sd Worx, la formazione olandese di Anna Van der Breggen. Ai Giochi di Rio Elena ed Elia avevano vissuto insieme l’avventura olimpica e quel fantastico oro nell’omnium. Questa volta erano lontanissimi, a quasi diecimila chilometri di distanza, ma ugualmente in totale simbiosi. Si sono conosciuti nel 2009 agli europei di pista: lei junior e lui under 23. Tre anni dopo, nel gennaio del 2012, si sono messi insieme e non si sono più lasciati.

Dopo la prima prova dello scratch Elia sembrava quasi assente. Tu cosa hai pensato?

«Non capivo se doveva sbloccarsi fisicamente o se aveva tante cose che gli frullavano in testa. Il fatto che aveva bisogna di fare uno sforzo ci sta, è uno stradista e ormai ha 32 anni rispetto a giovani più freschi e specializzati una prima prova secca così poteva essere più dura per lui. Ma si vedeva che c’era qualcos’altro anche di testa, secondo me pensava che gli altri fossero di un altro livello. Non era abbattuto, era… sì assente è la parola giusta. Allora gli ho detto: credici!». 

Quindi vi siete sentiti dopo lo scratch?

«Sì ci siamo sentiti dopo ogni prova…».

Nella tempo race ci sono stati i primi segnali di ripresa, poi la vittoria nell’eliminazione.

«Nella “tempo” ha capito che non era lontano dai migliori. E infatti mi ha detto: “Se vinco l’eliminazione, riesco a rimettermi in gioco”. L’eliminazione è la sua gara: è il campione europeo in carica, la corre a cuor leggero, parte sempre molto convinto, lo aiuta molto dal punto di vista mentale». 

E infine la corsa a punti corsa da protagonista: peccato per l’argento sfumato nel finale. 

«All’inizio mi sembrava un po’ deluso per aver perso l’argento, ma poi era felice. Io penso che per come era partita la gara, questo bronzo è stato un risultato pazzesco: si vede che Elia lo ha voluto, la sua reazione è stata da vero campione».

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Elia Viviani ed Elena Cecchini con la medaglia d’oro vinta dal veronese a Rio 2016

Nelle interviste Elia è sembrato molto emozionato, ai limiti della commozione…

«Sappiamo tutti che viene da due anni non molto sereni, ma prima della gara gli ho detto: “Togliti dalla schiena quello zaino di mattoni che hai…”. Elia è molto ambizioso, ma a volte non è capace di vivere con spensieratezza. Anche il fatto di essere stato il portabandiera dell’Italia alle Olimpiadi l’ha vissuta come una cosa bellissima, ma che lo ha caricato di responsabilità: anche quello è stato un fardello perché se non fosse arrivato questo risultato, avrebbe pensato: forse non lo meritavo…».

Hai temuto a un certo punto che le cose potessero prendere una piega non positiva?

«Ho avuto paura che si innervosisse perché sapevo quando ci teneva. Ma nelle due ultime gare ha dimostrato quello che sa fare e la pista è sempre la sua àncora di salvezza. Basti pensare che nei giorni scorsi, invece di recuperare in albergo, Elia è stato sempre in pista a supportare i compagni del quartetto».

Cosa gli hai detto dopo la conquista della medaglia?

«Gli ho scritto subito un messaggio: “Sei un campione immenso, sono orgogliosa di te”».