TOKYO 2020 / Malori: «Basta con queste cronometro così dure! Bravo Ganna, hai dato tutto. Roglic? Non me lo aspettavo»

Malori
Adriano Malori in una foto d'archivio al Tour de San Luis.
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La disciplina della cronometro potrebbe essere definita un’arte. Gareggiare in solitaria contro il tempo sulla propria bicicletta richiede uno sforzo completamente diverso, bisogna spingere grandi rapporti e toccare velocità che solamente in pochi possono permettersi. Ecco perché nella storia del ciclismo questa specialità ha sempre avuto un ruolo centrale.

Uno dei maggiori interpreti italiani delle cronometro individuali negli ultimi vent’anni è senza dubbio Adriano Malori. Nato a Parma nel 1988, Adriano ha vinto ben undici corse contro il tempo, sfiorando l’oro ai campionati del mondo di Richmond nel 2015. Proprio con un esperto come lui vogliamo commentare la prova olimpica di ieri vinta da Primoz Roglic e che ha visto il nostro Filippo Ganna al quinto posto.

Adriano, partiamo da uno dei temi più discussi di questa Olimpiade: il percorso della cronometro…

«Troppo duro, non se ne può più di vedere percorsi così ricchi di salite in competizioni importanti come Olimpiadi e Campionati del mondo. Posso capire le crono vallonate dei grandi Giri o le crono-scalate, ma quello è un discorso diverso, ci si gioca la vittoria di una maglia rosa, gialla o rossa».

Perché dici questo?

«Perché la cronometro è una specialità a parte, dedicata a un gruppo di atleti che spesso riescono a competere solo in questa disciplina. I velocisti hanno le volate, gli scalatori e gli uomini completi le salite e i grandi Giri, i cronomen hanno le prove contro il tempo. Ce le stanno levando…»

Anche a Rio la crono era molto impegnativa…

«Esattamente. Praticamente un cronoman potente, piuttosto pesante come Filippo Ganna, non ha possibilità di vincere. A Rio ha vinto Cancellara, ma parliamo di un corridore che è stato in grado di vincere sui muri delle Fiandre».

Della prestazione di Ganna cosa puoi dirci?

«Per me Filippo ha fatto tutto quello che poteva fare. Nella prima parte, adatta alle sue caratteristiche, era in testa alla classifica, poi sulle salite ha spinto forte ma giustamente atleti come Roglic, Dumoulin o Dennis hanno qualcosa in più».

La medaglia però è sfumata per soli due secondi. C’è rammarico?

«Sicuramente. Arrivare così vicino alla medaglia e vederla sfumare via fa male, però dove si potevano recuperare quei due secondi? All’arrivo Ganna era davvero a tutta».

Il campione del mondo, Filippo Ganna, a Tokyo 2020. Quinto posto per l’azzurro (foto: Bettini/Federazione Ciclistica Italiana)

Ora però c’è la pista…

«E sono sicuro che Filippo darà tutto per portare il quartetto a medaglia. Si metterà la squadra sulle spalle».

Un Roglic così devastante te lo aspettavi?

«A essere sinceri, no. Dopo il ritiro al Tour de France pensavo si dedicasse alla Vuelta, invece ha preparato l’Olimpiade nel migliore dei modi. Nella prova in linea ha lavorato per Pogacar e si è staccato, è arrivato in forma alla cronometro. Mi ha ricordato il 2020 quando, dopo la beffa della Planche des Belles Filles, si è rialzato ed è andato a vincere la Liegi».

E poi c’è Dumoulin…

«Lui me lo aspettavo competitivo e non ha deluso le aspettative. La cronometro è diversa da una corsa in linea, si può preparare anche senza gareggiare».

Come?

«Basta utilizzare spesso la bici da crono, cercare di mantenere medie alte o fare dietro-moto».

A differenza della prova in linea, a cronometro solo uno dei primi cinque ha partecipato al Tour…

«L’ho notato anche io. Correre il Tour de France, partire per un volo molto lungo, abituarsi al fuso orario, partecipare alla prova in linea e poi alla crono credo sia davvero troppo. Nella gara “di gruppo” si viaggia sulla cresta dell’onda, ma prima o poi gli sforzi si pagano».

E’ quello che è successo a Van Aert?

«Sì. Praticamente non si è mai fermato».