TOKYO 2020 / Noi giornalisti trattati come i calciatori all’Europeo

Italia
La nazionale italiana sfila nello Stadio Olimpico di Tokyo durante la cerimonia d'apertura dei Giochi (foto: BettiniPhoto)
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Arriviamo allo Stadio Olimpico che sono da poco passate le sette col sole che colora il cielo di rosa e d’argento. Arriviamo al National Stadium sui pullman riservati ai giornalisti che hanno un ulteriore e particolare accredito per assistere alla cerimonia inaugurale e lo facciamo come fossimo dei giocatori di calcio che stanno andando allo stadio a giocare una partita.

Le regole imposte dalla pandemia sono ferree e impongono che tutti i giornalisti raggiungano lo stadio con i mezzi dell’organizzazione e così accade a sorpresa (e che meravigliosa sorpresa!) che non attraversiamo una città distaccata e contraria all’avvio dei Giochi ma una città in festa: una festa ordinata, rispettosa, composta, gentile.

I pullman sui quali viaggiamo procedono lentamente, uno dietro l’altro, mentre ai bordi della strada proprio come fossimo noi gli atleti e le star di queste Olimpiadi, veniamo applauditi e salutati; ammirati e incoraggiati. Bambini, madri, padri, nonni, famiglie: per l’intero tragitto è un continuo di saluti e sorrisi sebbene coperti dalle mascherine che tutti (ma propri tutti) indossano sul volto. E’ una scena emozionante, sorprendente, unica. Una scena ed una sensazione mai vista e provata in quattro cerimonie olimpiche consecutive alle quali ho avuto la fortuna di assistere.

Poi, una volta dentro lo stadio deserto per le restrizioni imposte dalla pandemia, un’altra sensazione unica e particolare. La festa comincia e prosegue nel silenzio surreale e questo rende la cerimonia d’apertura come fosse una prima teatrale. Sì, ci sembra di stare a teatro, avvolti nel silenzio sebbene catturati dalla bellezza delle luci e dei colori che al centro dello stadio cominciano ad accendersi. Gli applausi si sentono uno ad uno: non sono scrosci ma gocce d’acqua che si infrangono sul vetro. Siamo tutti qui. Ci sembra di conoscerci uno ad uno stretti in un solo abbraccio.

Poi la sfilata degli atleti e l’attesa passerella dell’Italia capitanata da Elia Viviani e Jessica Rossi che sventolano il tricolore su un cielo ora nero come il petrolio. Quindi un gigantesco pianeta sospeso oltre il tetto dello stadio, le note di “Imagine” e il bellissimo discorso di Seiko Yoshimoto, presidentessa dei Giochi, che anticipa un divertentissimo e meraviglioso gioco di pittogrammi che rappresentano tutte e cinquanta le discipline olimpiche.

Infine il momento più atteso: l’ingresso della torcia olimpica, gli ultimi scalini che portano alla gloria e il braciere che si accende aprendo ufficialmente queste Olimpiadi così strane, così sofferte ma anche così uniche e così magiche.