Nadir Colledani è il classico pilota che lavora in silenzio per fare in modo che sia il successo a fare rumore. Una personalità riservata, ligia ma con una delle più grosse cilindrate che ci siano nel panorama internazionale, lo avevamo seguito da vicino nelle sue vittorie in Coppa del mondo da Under 23, aspettavamo con ansia quel passaggio alla classe regina, in cui reputavamo potesse esprimere al meglio le proprie doti.
Ora il friulano indossa quella maglia che tutti sognano, ma solo i migliori possono portare, quella di campione italiano elite. Una maglia conquistata con leggerezza, in una gara che lo stesso Colledani ha considerato di transizione in vista dell’appuntamento dell’anno, i Giochi Olimpici di Tokyo.
Nadir Colledani: dal campionato italiano a Tokyo, parola-chiave serenità
Al test event del 2019 Nadir Colledani c’era e dopo aver girato per tutta la gara intorno alla decima posizione ha poi chiuso in 12ª assoluta. Sarà la prima Olimpiade per il friulano classe ’95 che ci arriva con la massima tranquillità, ma ora con un curriculum che non consentirà notti tranquille a chi ambisce a un buon risultato a Izu.
«Serenità – dichiara Colledani – è la parola chiave in vista dell’appuntamento di Tokyo, ma nessuno si aspetti che io vada a fare una gita. Ho molto rispetto per tutti i più grandi rider della disciplina, ma vado anche io per giocarmi le mie carte».
Sarà uno dei rookie dell’appuntamento a cinque cerchi che partirà senza pressioni nella gara delle gare, così come fece a Bielmonte lo scorso weekend. Il percorso di avvicinamento è stato quello che voleva intraprendere.
«Arrivo a Tokyo con la condizione che ricercavo, che mi sono costruito nelle ultime settimane, anche l’italiano mi è servito in vista della gara olimpica. Così anche la bici, quella che volevo, con le caratteristiche necessarie per competere sull’esigente percorso di Izu e sospensioni da 110 millimetri» e un comando di azionamento a tre posizioni perché, come ci aveva svelato lo stesso Nadir dopo il test event, ci saranno molti tratti battuti in cui è necessario il giusto sostegno anteriore pur mantenendo l’ammortizzatore aperto per assorbire sempre al meglio. Il neo campione italiano di cross country non parla di medaglie o risultati, ma con il suo approccio leggero come una farfalla, può pungere, come un’ape.