GIRO D’ITALIA U23 / La rabbia di Furlan (General Store): «Nessuno tra i professionisti vuole i miei ragazzi»

Furlan
Giorgio Furlan, direttore sportivo della General Store
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A Castelfranco Veneto, traguardo della decima e ultima tappa del Giro d’Italia Under 23, Giorgio Furlan non ha mai davvero pensato di poter festeggiare la vittoria di Jacopo Menegotto. Perché? Molto semplice, perché il vincitore, Ben Healy, ha dimostrato una marcia in più durante tutto il Giro.

Giorgio, subito dopo l’arrivo Menegotto diceva d’aver buttato via il successo. Ha ragione?

«Intanto mi dispiace per lui, un bel corridore che dopo il secondo posto a San Vendemiano ne coglie un altro al Giro. Anche le sconfitte possono essere indicative, insomma. Healy è stato superiore e si sapeva».

Alla General Store una tappa avrebbe fatto dannatamente comodo.

«Certo. Mi aspettavo Menegotto davanti a Imola, quando Ayuso ha vinto la sua prima frazione, ma non aveva gambe. Un peccato, usciamo da questo Giro amareggiati».

Quanto vi è mancato Lucca?

«Tanto, si vede che è del 1997 perché rispetto a questi ragazzi è più tosto, più esperto, più calmo».

E Rocchetta?

«Tanto anche lui, per me è uno dei migliori sprinter italiani della categoria. In primavera ha corso e si è piazzato spesso, riuscendo anche a vincere. È rimasto senza energie e abbiamo preferito fermarlo».

Qualche ottimo segnale è arrivato da Mignolli. Che corridore è?

«Uno scalatore puro, le salite lunghe e dure come quella di Campo Moro sono il suo pane. Deve guadagnare fiducia nei propri mezzi e costanza. Quando sa di poter lasciare il segno, fatica ancora troppo a gestire la pressione».

I tuoi ragazzi hanno ricevuto offerte per passare professionisti?

«No e sinceramente non me ne capacito. Loro sono i primi ad essere consapevoli di non essere dei fuoriclasse, ma lo stupore rimane».

Non si è affacciato proprio nessuno?

«No, è questo che mi ferisce. Niente di niente, come se fossero degli appestati, come se non vincessimo mai, come se non ci mettessimo mai in mostra. Non me lo spiego, davvero».