GIRO D’ITALIA U23 / Che peccato non vedere Marcellusi: «Volevo la corsa rosa, ma quest’anno va tutto storto»

Martin Marcellusi in maglia Mastromarco-Sensi.
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Martin Marcellusi, specialmente in queste prime tappe del Giro d’Italia Under 23, avrebbe potuto fare proprio bene, essendo resistente e veloce quanto basta per superare le salite e regolare il drappello dei migliori. Ma Marcellusi non c’è, frenato da una caduta.

L’ennesimo problema di questa stagione, Martin.

«Non ne posso più, cosa devo fare? Sembra una maledizione. Prima un tampone positivo che mi ha tenuto fermo per due mesi, poi questo incidente».

Cos’è successo precisamente?

«La Medicea, gara toscana andata in scena il 15 maggio. Foro, mi fermo e riparto. Davanti all’ammiraglia della Colpack cadono in due, io per non impattare contro la macchina inchiodo e letteralmente mi ribalto».

Conseguenze?

«Inizialmente meno drastiche del previsto, una botta al ginocchio destro che rallentava il mio avvicinamento al Giro senza, tuttavia, precluderne la partecipazione».

E invece cos’è andato storto?

«Che da un secondo esame sono emersi problemi più seri, forse devo operarmi al tendine rotuleo del ginocchio destro. Vorrebbe dire stare fermo un mese e perdere i campionati italiani in programma il 19 giugno».

Quando avrai il responso definitivo?

«Da un giorno all’altro. Per questo con Balducci abbiamo deciso, seppur a malincuore, di non partecipare al Giro. Magari dopo due tappe mi sarei ritirato, rubando il posto a un compagno di squadra che invece l’avrebbe finito. No, non era il caso».

Se non ti opererai, sarai ai campionati italiani?

«Sì, anche se fossi malconcio vorrei esserci così da aiutare i miei compagni».

Un Marcellusi in forma sarebbe stato uno dei favoriti.

«Lo so e non mi do pace, quest’anno ho corso pochissimo. Ma quand’ero in gara ho fatto bene: nono al debutto al Gp General Store e ottavo una settimana dopo al Trofeo Menci».

Ma nella seconda parte della stagione c’è ancora tanta carne al fuoco.

«Senz’altro, penso soprattutto a europei e mondiali, ma ormai la primavera, la mia stagione, è andata a farsi benedire. Nell’ultimo anno e mezzo, tra pandemia e acciacchi, ho corso davvero poco».

Ti sentiresti ugualmente pronto per il professionismo?

«Diciamo che se arrivasse l’offerta giusta non ci penserei due volte. Per me il dilettantismo è una categoria di passaggio e l’approdo tra i professionisti un punto di partenza».

Non avresti conti in sospeso con gli Under 23?

«Non credo, sono consapevole di avere ancora molti margini di miglioramento, ma l’offerta giusta la coglierei al volo. Certi treni non passano spesso, conviene farsi trovare pronti».

Rischiando anche di ritrovarsi spaesati una volta arrivati nella massima categoria?

«Mi reputo abbastanza serio, potrei essere fin da subito un uomo squadra decente. Quello che mi manca per completarmi, insomma, preferirei apprenderlo più dal professionismo che dal dilettantismo».