Il suo scatto aveva illuso tutti sullo Zoncolan. Simon Yates sembrava pronto a sfidare il sovrano Egan Bernal, senza timori reverenziali, guardando negli occhi il colombiano del team Ineos Grenadiers. La salita friulana ha ribadito la differenza di potenza tra i due, con il sudamericano diventato irresistibile negli ultimi chilometri. Il divario si è fatto ancora superiore sul Passo Giau e ora, a sorpresa, il duello tanto atteso sembra già finito, come dimostrano i 4′ di distacco in classifica generale.
Interrogativo
Il terreno per provare a recuperare c’è, considerando ancora i tre arrivi in salita. Tuttavia i segnali avuti finora non lasciano ipotizzare una rimonta. Una sensazione confermata dallo stesso Yates ai canali ufficiali del team le sue impressioni: “Sono vicino al podio, per me non è un bilancio negativo. Ieri ho dato il massimo, anche se è stato un peccato non riuscire a stare con i corridori in lotta per il podio. Le basse temperature possono aver influito, ognuno reagisce in maniera diversa al maltempo. Penso che la tappa di domani possa essere la più complicata tra quelle rimaste per il tipo di salita. Le gambe faranno la differenza per salire sul podio. Vincere è davvero molto difficile, sarebbe addirittura sorprendente se ci riuscissi. Per il momento, il mio obiettivo resta la top 3”.
Dimensione
A questo punto, di fronte all’eventuale quarto assalto fallito alla maglia rosa, con l’unico acuto alla Vuelta di Spagna 2018, viene da chiedersi se forse la realtà che più si addice al corridore britannico classe 1992 siano le brevi corse a tappe. Lì, infatti, Simon si esalta. Lo dice anche il palmares, con i centri alla Tirreno-Adriatico 2020 e all’ultimo Tour of the Alps. Insomma, la domanda è legittima: forse non sono stati esagerati gli obiettivi posti finora? Allo stesso Yates il compito di smentire le critiche e fornire risposte convincenti.