Giro d’Italia / Violento scontro verbale al Processo tra la De Stefano e Mauro Vegni

De Stefano
Alessandra De Stefano sul palco del Processo alla Tappa in una foto d'archivio
Tempo di lettura: 2 minuti

L’accorciamento della tappa che comunque Bernal ha dominato da autentico padrone del Giro d’Italia, ha acceso una polemica in televisione al Processo alla Tappa. Alessandra De Stefano ha sostenuto con autentica passione e forza la necessità di non togliere al ciclismo le caratteristiche di grande avventura che da un secolo conquista l’amore di milioni di persone.
Mauro Vegni, al quale è stato chiesto perché è stata accorciata la tappa, ha risposto che è dipeso dalla volontà di proteggere i corridori. Ma sia i corridori che le squadre intendevano partire. Al duro dibattito hanno partecipato anche Stefano Garzelli, Daniele Bennati, Davide Cassani e l’ex campione del mondo Cadel Evans. Praticamente tutti d’accordo con Alessandra De Stefano con la quale si è dichiarato d’accordo anche Egan Bernal.
Questi “teatrini”’ avvengono solo al Giro d’Italia dove, evidentemente, c’è un’apprezzabile attenzione verso i corridori, ma questi dimostrano di sfruttarla con eccessiva disinvoltura.

Giro d’Italia: la tesi di Vegni sulla tappa di Cortina d’Ampezzo

Mauro Vegni ha sostenuto di aver assunto questa decisione per la sicurezza dei corridori, ma corridori e manager hanno sostenuto che non c’erano le condizioni per giustificare un simile provvedimento.
Quello che emerge dal dibattito è l’assoluta improvvisazione di queste decisioni. Esiste un protocollo dell’UCI che definisce con precisione le condizioni estreme che possono giustificare un cambiamento delle tappe, ma nessuno è incaricato della sua applicazione.
La verità è che l’UCI agisce con grande ipocrisia preferendo non esporsi e lasciando le decisioni al caso. Perché lo scorso anno dinanzi ad un’ingiustificata protesta dei corridori che mise in grave difficoltà l’organizzazione non è stato preso alcun provvedimento?
Mauro Vegni ha avuto paura di veder ripetere il caos dello scorso anno ed ha preso una decisione che andava al di là delle reali problematiche., spaventato dalla possibile protesta dei corridori. Vegni si è fatto condizionare troppo dai corridori che, vista la sua disponibilità, ne hanno approfittato.

Il comportamento dei corridori

I corridori tirano ad evitare le situazioni più difficili perché pur avendo scelto questo mestiere, non accettano certe situazioni climatiche che sono sempre state una componente di questo sport. Spesso i “capi” si nascondono senza assumersi nessuna responsabilità. Ed il sindacato ha mostrato limiti inquietanti già lo scorso anno.
I manager delle squadre parlano sempre dopo e sembrano non saper gestire i propri “dipendenti”. Non sapevano nulla lo scorso anno e in questa occasione hanno ugualmente detto di non aver capito la decisione, senza prendersi la cura di informarsi e prendere una posizione a favore di una decisione o di un’altra prima e non dopo.
Come avevamo già scritto lo scorso anno, queste situazioni dovrebbero essere affidate dall’UCI alla giuria. Che siano i giudici di gara a stabilire se le condizioni sono tale da garantire lo svolgimento della gara o meno. E se qualcuno non vuole partire, lasci pure questo mestiere.