Groenewegen: «Ho parlato con Jakobsen. Faticavo a guardarmi allo specchio»

Dylan Groenewegen, qui all'arrivo della quarta tappa dell'UAE Tour 2020, neo-acquisto della BikeExchange (foto: LaPresse/ Massimo Paolone)
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Per Dylan Groenewegen è tempo di voltare pagina. Il corridore olandese del team Jumbo-Visma era stato punito con una squalifica di nove mesi per aver provocato l’incidente in cui era rimasto gravemente ferito Fabio Jakobsen nella prima tappa del Giro di Polonia. Durante una conferenza, il velocista ha rivelato di aver incontrato il connazionale per chiarirsi: «Io e Fabio possiamo finalmente tornare a guardarci negli occhi. Avevo mandato dei messaggi alla sua famiglia subito dopo l’incidente ed è stato suo padre a rispondermi e a ringraziarmi. Sapevo che lui non mi avrebbe risposto, ma speravo di ricevere un suo messaggio prima o poi. Ci siamo visti ad Amsterdam. Abbiamo parlato, sfogato i nostri cuori, diciamo. È stata una conversazione molto piacevole per entrambi. Ciò che ci siamo detti esattamente resterà tra me e Fabio. Non andremo a prendere un caffè insieme tutte le sere, neanche prima lo facevamo. Però ora entrambi possiamo guardarci di nuovo negli occhi e, si spera, correre nuovamente l’uno contro l’altro come grandi colleghi».

Incubo

Groenewegen è stato duramente criticato per la sua manovra. Tuttavia Dylan fornisce la sua versione: «In televisione il mio gomito poteva avere un’interpretazione sbagliata, lo so. Ma quando sei a 85 km/h sulla tua bici, tutto cambia, così come alcuni gesti e movimenti che si realizzano rapidamente per mantenere l’equilibrio. Da parte mia non c’era la volontà di far del male, questo deve essere chiaro. Io ho cercato di mantenere l’equilibrio sulla mia linea, ho alzato il gomito per farlo e in quel momento c’era Fabio sotto il mio gomito. All’inizio avevo anche difficoltà a guardarmi allo specchio e pensavo senza sosta a quello che era successo. Sentivo solo quel botto, tutto il tempo. Giorno dopo giorno. Ogni suono mi spaventava, anche una porta che si chiudeva».

Frecciata

Ora le prospettive dell’olandese sono molto diverse: «La bici è importante, ma ora ho anche una famiglia a casa che sarà sempre più importante per me. Allo stesso tempo il ciclismo rimane il mio lavoro e voglio farlo di nuovo con piena dedizione. Ho accettato la mia punizione così com’era giusto, perché non sapevamo nemmeno cosa sarebbe capitato a Fabio». Poi una stoccata all’Unione Ciclistica Internazionale: «Spero solo che l’UCI sia più coerente al riguardo e cioè che sanzionino immediatamente quando sono evidenti delle volontà da parte del corridore nel commettere una scorrettezza. Ma chiedo che allo stesso tempo prestino attenzione a diverse cose. Non dobbiamo più andare a 85 km/h e le transenne devono essere messe per proteggere e non per ferire».