AMARCORD/52 Cipollini 1997, dal rosa al giallo in poche settimane. E in Francia impazzirono per lui

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«Peccato, ci tenevo a finire il Tour. Il 14 luglio, giorno della festa nazionale, avrei corso con la bici bianca rossa e blu e avrei indossato i calzoncini con i colori della bandiera francese». Con il ginocchio destro gonfio, strascico di una caduta, Mario Cipollini abbandonava dopo una settimana il Tour de France, con un bilancio in ogni caso di gran lusso: due vittorie di tappa, quattro giorni in maglia gialla e un patrimonio di popolarità salito a livelli stellari.

A trent’anni, stava vivendo un 1997 aureo. Fasciato dalla maglia tricolore conquistata nella stagione precedente, aveva cominciato razziando le brevi corse a tappe di primavera, tra Francia e Spagna. Poi si era presentato al Giro d’Italia con programmi ambiziosi, che arrivavano fino alla leadership, ovviamente provvisoria. Missione peraltro compiuta brillantemente, con cinque tappe vinte, due giorni vissuti in rosa e la maglia ciclamino della classifica a punti portata fino a Milano.

Mario Cipollini in azione al Giro d’Italia del 1997, in maglia ciclamino, in una foto d’archivio

La maglia gialla lo commuoveva: Cipollini l’aveva già indossata quattro anni prima

Quello delle maglie era del resto un suo pallino. Chi non lo conosceva poteva giudicarlo un disincantato e cinico cercatore di fama, soldi e vittorie, o magari un egocentrico guascone. In realtà era ed è un romantico amante del ciclismo e dei suoi simboli più intrisi di leggenda.

Per esempio, la maglia gialla lo emozionava fino alla commozione. L’aveva già conquistata nel 1993, nell’ambito di un Tour che lo aveva visto anche in verde. In quel 1997 di grazia, si impegnò fin dal cronoprologo, arrivando a soli 18” dall’inglese Chris Boardman. E il giorno dopo, vincendo il volatone di Forges-Les-Eaux, ribaltò quel ritardo esiguo con l’aiuto dell’abbuono. 

Il giorno dopo si presentò in versione abbagliante: maglia, calzoncini e bici completamente in giallo. Lo multarono, ma un quotidiano olandese ebbe un titolo illuminante. «Multe? È il Tour che deve pagare Cipollini». Un’esplosione di giallo oro fu anche la copertina di Bicisport, nel numero di agosto, uscito qualche giorno dopo la fine del Tour. Con una nota rosa, però, dedicata a Fabiana Luperini, che aveva appena vinto il suo terzo Giro d’Italia consecutivo (l’anno successivo avrebbe calato il poker).

Quanto a Cipollini e alla sua predilezione per le maglie, gliene rimaneva una, quella iridata. Cinque anni dopo, a Zolder, avrebbe completato la collezione.