Damiani: «L’esclusione di Viviani dalla Gand? Non è più una Classica per velocisti e ad Elia manca ancora qualcosa»

Roberto Damiani ed Elia Viviani a confronto a Montichiari, nel ritiro della Nazionale su pista dello scorso dicembre
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L’esclusione di Elia Viviani dalla selezione della Cofidis per la Gand-Wevelgem di domenica ha destato scalpore. Secondo nel 2018 alle spalle di Peter Sagan, e in lacrime per l’occasione persa, Viviani quest’anno nello stesso giorno della Gand correrà a Cholet, una semiclassica francese di secondo piano. Del difficile periodo che sta vivendo Viviani, e di quest’ultima sofferta scelta, abbiamo parlato con Roberto Damiani, direttore sportivo della Cofidis.

Roberto, perché Viviani non correrà la Gand-Wevelgem?

«Molto semplice: primo, perché non è nel suo miglior periodo di forma, lo abbiamo visto sia alla Tirreno-Adriatico sia alla Milano-Sanremo; e secondo, perché il percorso della Gand non è semplice come qualche anno fa, sono stati inseriti ulteriori strappi in pavé e in generale è stato indurito. Nessuna polemica né esclusione: si tratta soltanto di una scelta tecnica».

Viviani, tuttavia, si è detto deluso. Come gestirete il suo malumore?

«Attenzione, è un bene che un campione come lui si definisca dispiaciuto per una scelta del genere. Ma non ho dubbi, sono sicuro che avrà l’umiltà e l’intelligenza necessarie per comprenderla. Correrà a Cholet, una prova di secondo piano rispetto alla Gand, ma lui ha il dovere di ritrovare quel successo che gli manca da troppo tempo e crediamo che questo possa arrivare più facilmente a Cholet che non alla Gand. E comunque una vittoria è sempre una vittoria e le squadre che saranno alla corsa francese non si sposteranno di certo per far vincere Viviani poiché ne ha bisogno».

Cosa gli manca per tornare al successo?

«La fiducia nei propri mezzi, secondo me. E la fortuna, che è una diretta conseguenza della prima. Tanti piazzamenti e altrettanta sfortuna. E anche qualche errore, diciamolo pure: suo e della squadra. Vederlo solo nel finale della Brugge-De Panne, ad esempio, mi è dispiaciuto. Da chi è composto il suo treno? Sabatini, Drucker, Vanbilsen. Anche Haas, se è in forma. E ovviamente Consonni, che quest’anno ha debuttato tardi per un problema al ginocchio»

Quanto può aver influito il problema al cuore di alcune settimane fa?

«Una persona normale, probabilmente, sarebbe ancora a letto. Lui, già pochi giorni dopo, si piazzava quinto, quarto e secondo in tre sprint dell’UAE Tour. Tornando al treno, lo abbiamo provato tante volte in allenamento e pochissime in gara. Le cadute, gli infortuni e la sosta dello scorso anno non ci hanno di certo aiutato».

E poi è spuntato Laporte, che non si può certo sottovalutare.

«Come potremmo metterlo nel ruolo di ultimo uomo, compito che tra l’altro saprebbe svolgere molto bene? È il nostro corridore più in forma, alla Parigi-Nizza è arrivato due volte secondo ed è molto adatto al percorso della Gand-Wevelgem. Noi daremo sempre spazio a chiunque dimostrerà di meritarlo: non ci interessano le nazionalità, per fortuna. Vogliamo scegliere a costo di sbagliare».

Quali sono i prossimi appuntamenti di Viviani?

«Sicuramente il Giro d’Italia, sul quale punta moltissimo. Per quanto riguarda il Tour, non abbiamo ancora preso una decisione definitiva. Ci piacerebbe che partecipasse, ovviamente, ma dev’essere convinto anche lui. E poi ci sono le Olimpiadi, lui sarà uno dei corridori più attesi. Non possiamo far finta che non ci siano. Di certo le occasioni per sbloccarsi e dimostrare il campione che è non gli mancheranno».