Scrisse “Investire un ciclista per educarne 100”: rinviato a giudizio

Carlo Iannelli (a destra) e Marco Cavorso
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Questa mattina è stata rinviata a giudizio dal tribunale di Pistoia la persona che sui social scrisse “Investire un ciclista per educarne 100” per commentare l’investimento di Daniel Felipe Martinez, un ciclista colombiano, a Quarrata, in Toscana, due anni fa. Il capo di imputazione è istigazione a delinquere aggravato dalla diffusione a mezzo informatico.

A denunciarlo è stato Marco Cavorso, che proprio in un incidente sulla strada ha perso suo figlio Tommaso, nell’agosto del 2010. Tommaso aveva 13 anni, correva fra gli esordienti e si stava allenando in bici quando fu investito da un furgone vicino a Rufina, in provincia di Firenze. «Ho deciso di denunciare questa persona – spiega Marco Cavorso – proprio per dire basta a questo modo incivile di approcciare il problema della sicurezza stradale. Questo è un avvenimento unico in Italia e mi auguro che impedisca, in futuro, a chiunque, di diffondere il mito della sopraffazione e della violenza anche verbale nei confronti degli utenti deboli della strada quali sono i ciclisti».

Battaglia

Cavorso è il referente della sicurezza stradale dell’Accpi, e in questa battaglia civile è stato affiancato da Carlo Iannelli, avvocato pratese che con Cavorso condivide anche il dolore indicibile di aver perso un figlio. Giovanni è morto nell’ottobre del 2019 cadendo in volata a poco più di 100 metri dal traguardo, in una gara regionale, a Molino dei Torti, in Piemonte. Anche la morte di Giovanni Iannelli è un caso che fa ancora discutere: un mese fa il Gip di Alessandria ha accolto la richiesta del pubblico ministero di archiviare il fascicolo sulla morte dell’atleta toscano, ma suo padre non si arrende. Ha scritto una lettera al presidente del CONI Giovanni Malagò e a quello della Federazione Ciclistica Italiana Cordiano Dagnoni nella speranza che si possa arrivare a un processo. In nome della sicurezza. Di Tommy, di Giovanni. Nella speranza che altri padri e altre madri non debbano vivere la stessa tragedia.