Giro d’Italia, Cunego smentisce tutti: «Percorso interessante ma non durissimo. Ganna penalizzato dalle poche cronometro»

Cunego
Damiano Cunego in una foto d'archivio al Giro d'Italia 2020.
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La presentazione del percorso del Giro d’Italia 2021, come sempre, ha diviso gli appassionati. Sono tanti i complimenti e le critiche rivolte a RCS: accontentare tutti è impossibile, e questo Mauro Vegni lo sa. Se c’è però un filo conduttore tra i commenti degli appassionati, allora quello è sulla “durezza” di questa edizione della corsa rosa. «E’ uno dei Giri più impegnativi degli ultimi anni», è stata questa la frase più utilizzata dai tifosi dopo pochi minuti dalla scoperta delle ventuno tappe.

C’è però una voce fuori dal coro, la voce di Damiano Cunego. Il “Piccolo Principe”, vincitore della maglia rosa nel 2004 a soli 23 anni, ha infatti commentato con noi il percorso del Giro 2021, facendo notare che non è una edizione così dura come può sembrare a primo impatto, scopriamo perché…

Damiano, che ne pensi del Giro 2021?

«Mi piace molto. Come sempre si vede l’impegno di Vegni e il suo staff, immagino non sia stato facile organizzare ventuno tappe di questi tempi. Ho letto molti commenti, e tutti parlano delle tante montagne e dei sette arrivi in salita. E’ vero, gli scalatori sembrano dover essere grandi protagonisti, eppure secondo me non c’è così tanto spazio per fare la differenza».

Come mai dici questo?

«Perché il ciclismo moderno è diverso, si aspettano gli ultimi chilometri per provare un’azione. Capita spesso di parlare della durezza di una tappa e poi di rimanere delusi dal risultato finale. I ritmi sono alti e fare la differenza è davvero complicato. Ci si gioca tutto sui secondi, come lo scorso anno tra Geoghegan Hart e Hindey».

Damiano Cunego al Giro d’Italia 2016, l’ultima apparizione del “Piccolo Principe” alla corsa rosa.

Andiamo a vedere le tappe con arrivo in salita. La prima è quella di Sestola, poi Colle San Giacomo e Sanframondi…

«Riguardo all’arrivo di Sestola, visti anche i tre chilometri conclusivi in pianura, sarà difficile vedere qualche uomo di classifica all’attacco. La tappa di Ascoli Piceno con traguardo in cima al Colle San Giacomo potrebbe rivelarsi più interessante e qualcuno potrà testare la condizione degli avversari. E’ una salita molto lunga ma le pendenze non sono cattive, quindi non ci saranno distacchi pesanti. L’ascesa di Guardia Sanframondi non la conosco, quindi non mi sbilancio».

Poi abbiamo Campo Felice e Zoncolan…

«Il discorso inizia a farsi più serio. Lo sterrato conclusivo di Campo Felice può fare danni, ma gli ultimi Giri d’Italia ci hanno insegnato che tutto si decide nella terza settimana e spesso i corridori si risparmiano. Lo Zoncolan sì, è una delle scalate più dure d’Europa, ma attenzione, quest’anno verrà affrontato il versante di Sutrio, quello del 2003, e non quello di Ovaro che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni».

L’arrivo di Cortina? E’ considerata la tappa regina del Giro 2021…

«E’ la Tappa con la “T” maiuscola. Una vera tappa da Giro d’Italia. Fedaia, Pordoi e Giau consecutivi fanno paura a tutti, ma ho paura che solamente sulle rampe del terzo GPM potrebbe muoversi qualcosa. Comunque, senza alcun dubbio, è la frazione più attesa della corsa».

Damiano Cunego in maglia rosa vince la tappa con arrivo a Bormio al Giro d’Italia 2004.

E infine il gran finale. Si arriva vicino casa Cunego a Sega di Ala. Conosci questa salita?

«Sì, e la considero una delle più dure di questa edizione della Corsa Rosa. Io e i miei colleghi veronesi l’abbiamo sempre usata per preparare classiche e grandi Giri. Può fare la differenza perché molti non la conoscono. C’è da stare attenti. A circa 2,5 km dal traguardo ci sono alcune centinaia di metri al 20% di pendenza media».

Poche cronometro, Ganna penalizzato?

«Sì, purtroppo sì e mi dispiace. Abbiamo il campione del mondo delle prove contro il tempo e sarebbe stato meglio inserire un’altra tappa a cronometro nel mezzo della corsa, però non si possono accontentare sempre tutti. Viste le mie caratteristiche di quando correvo, questo percorso mi sarebbe piaciuto molto».

Bernal, Nibali, Ciccone, Yates, Pinot e Bardet, più l’incognita Evenepoel. Un bel parterre…

«La corsa la fanno i corridori. Possiamo parlare del percorso quanto vogliamo, ma è il coraggio, l’istinto e la voglia di vincere che faranno la differenza. Sono tutti atleti che amano andare all’attacco, quindi mi aspetto un grande Giro d’Italia! Che vinca il migliore…»