Da Mantova a Zoetermeer il passo breve, ma Edoardo Affini è sempre stato un giramondo, fin da quando era dilettante. L’Olanda è quella che può essere definita per lui una seconda casa. Tra gli Under 23 è stata la SEG Racing Academy a volerlo a tutti i costi, a farlo crescere e migliorare prima del grande salto nel World Tour. Due anni che gli hanno permesso di mostrare al mondo tutte le sue incredibili qualità: una tappa al Giro, il titolo di campione nazionale ed europeo a cronometro e numerosi altri piazzamenti in gare internazionali.
Passato professionista a 22 anni, è volato in Australia, alla Mitchelton-Scott, che mai come in queste ultime stagioni sta puntando sui giovani ragazzi italiani. Alla corte di Matthew White e il suo staff, Affini ha trascorso due annate, ottenendo in tutto tre vittorie, due delle quali sempre contro le prove contro il tempo.
E ora? E ora Edoardo è tornato a “casa”, in Olanda. A breve debutterà con la maglia della Jumbo-Visma, il temibile squadrone che abbiamo imparato a conoscere prima con Steven Kruijswijk e poi con Primoz Roglic e Wout Van Aert.
«Sento di essere approdato nella formazione numero uno al mondo. Nel corso delle stagioni sono migliorati incredibilmente e avermi voluto in squadra con loro mi rende davvero orgoglioso».
In queste prime settimane con loro, hai avuto modo di capire come hanno fatto a migliorarsi in così breve tempo?
«Sì, è tutta una questione di mentalità e gruppo. Loro hanno cercato di mantenere una forte ossatura olandese e fiamminga. Si capiscono al volo e comunicano facilmente. A loro hanno voluto affiancare corridori stranieri, provenienti da tutto il mondo e utili alla causa. Il loro lavoro è minuzioso. Hanno dei metodi di allenamento diversi che ci permettono di variare molto. Diciamo che è una macchina “molto oliata”. Poi con campioni del calibro di Roglic e Van Aert viene tutto più semplice…»
Parliamo proprio di loro. Hai avuto modo di conoscere Roglic e Van Aert?
«Sì. Ora sono in Spagna, al Teide, proprio con loro. Ci siamo conosciuti al primo ritiro e stiamo approfondendo il nostro rapporto ora. Devo dire che fin dal primo momento mi sono sembrate persone molto tranquille, alla mano insomma. Nonostante tutte le loro vittorie sono i primi a mettersi al servizio della squadra quando serve. Ho notato che ai due piace molto confrontarsi per migliorare ogni aspetto. Si vede l’impegno fin dal primo allenamento. Sanno cosa vogliono e sanno di poterla ottenere».
Sei l’unico italiano alla Jumbo-Visma, com’è stato l’ambientamento?
«All’inizio ero un po’ spaventato. Ad eccezione di Enrico Battaglin, che ho sentito un paio di volte, sono l’unico italiano ad aver corso con la Jumbo-Visma nelle ultime 7-8 stagioni. Non ci sono italiani neppure nello staff. La verità però è che mi hanno accolto bene fin da subito, facendomi sentire parte di un gruppo affiatato e vincente. So un po’ di olandese dai tempi della SEG, quindi per questo sono partito avvantaggiato, ma qui si parla la lingua del ciclismo. Condividiamo tutti lo stesso obiettivo: vincere».
Il 2020 è stato un anno difficile e molto sfortunato…
«Diciamo che ho avuto degli alti e dei bassi. Tra gli alti metterei sicuramente la partecipazione ai Campionati del Mondo di Imola nella prova a cronometro, è stato un onore per me vestire la maglia azzurra, e la mia prima volta al Giro d’Italia. Sfortunatamente con la mia caduta e poi il ritiro della squadra dalla Corsa Rosa, non è andato tutto come previsto. Però non voglio guardare indietro, preferisco pensare a questa stagione!»
Dove ti vedremo in azione?
«Avrei dovuto cominciare alla Vuelta Valenciana ma è stata annullata, quindi abbiamo preferito allungare il training camp di Calpe. Se tutto va bene il mio debutto sarà alla Omloop Het Nieuwsblad (27 febbraio). Dopo ci sarà il blocco di gare in Italia con Strade Bianche, Tirreno e Sanremo, e poi si torna in Belgio per le classiche».
Sarai al Fiandre e alla Roubaix?
«Alla Roubaix sì, il Fiandre è un punto di domanda. Non so precisamente a quali classiche parteciperò. Sicuramente De Panne, Gent-Wevelgem, Dwars door Vlaanderen. Qui in Spagna c’è stato l’incidente di Teunissen, dobbiamo vedere chi lo sostituirà. Nelle gare non in programma io sarei la prima riserva, quindi è possibile che prenderò io il suo posto, ma è ancora tutto in forse».
E poi c’è il Giro?
«Sì, e sono emozionantissimo. Il debutto lo scorso anno è stato incredibile. Se ci ripenso ho la pelle d’oca. Voglio tornare quest’anno e guidare la squadra nella mia Italia. Verremo per fare classifica molto probabilmente, quindi aspettatevi una squadra agguerrita!»