Sentite Oldani: «Gilbert, mio modello, è anche il mio compagno di squadra. La gara dei sogni? La Sanremo»

Oldani
Stefano Oldani all'arrivo della tappa di San Daniele del Friuli al Giro d'Italia 2020.
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Il 2021 di Stefano Oldani è già cominciato. Ha debuttato, infatti, alla Marseillaise, proseguendo poi in questi giorni all’Etoile de Bessèges, breve corsa a tappe francese che terminerà domenica 7 febbraio. L’importante, probabilmente, era ripartire e lasciarsi alle spalle le difficoltà degli ultimi 12 mesi.

Quali di preciso, Stefano?

«Partirei da quelle invernali. In Lombardia gli ultimi mesi sono stati freddi e bagnati, quindi non sono riuscito a trovare la continuità che desideravo. Il tempo cambiava ogni due giorni, talvolta pioveva e smetteva anche più volte durante la stessa giornata. Avrei desiderato un avvicinamento migliore, insomma. Fortunatamente ai primi appuntamenti importanti della stagione manca ancora qualche settimana».

E nel 2020, invece, quali difficoltà hai incontrato? Era il tuo primo anno nel World Tour, per giunta in una squadra per niente italiana come la Lotto Soudal. 

«Sai, un periodo iniziale di adattamento lo avevo messo in conto, credo sia normale. Però devo ammettere che non parlare la stessa lingua può complicare molto le cose: il mio inglese era scolastico e da un ambiente belga non ci si può aspettare un italiano scorrevole. Non parlare la stessa lingua significa non capire, cadere nel fraintendimento, rischiare di isolarsi e innervosirsi. Col passare delle settimane, tuttavia, il mio inglese è migliorato a vista d’occhio e adesso lo parlo senza problemi». 

Buon per Filippo Conca, allora, il nuovo neoprofessionista italiano della Lotto Soudal. Sarai tu il suo punto di riferimento.

«Ci ho pensato molto e devo dire che questo mi inorgoglisce. Per lui, potendo contare su di me, ambientarsi dovrebbe rivelarsi meno traumatico. Ci conosciamo da una vita, abbiamo pedalato spesso insieme tra corse e allenamenti. Se avrà bisogno di consigli, sarò a sua disposizione. L’ambiente della Lotto Soudal, va detto, non mette particolari pressioni: è ambizioso e professionale, ma la serenità è il valore cardine. Sono sicuro che si troverà bene, come del resto sta succedendo a me».

A quali appuntamenti punti nel 2021?

«Alla Milano-Sanremo, la corsa dei miei sogni, che parte dalla mia città e arriva sul mare. Vincerla, almeno per ora, mi pare difficile, ma che soddisfazione sarebbe aiutare Ewan o Gilbert, al quale manca soltanto questa monumento per entrare ancora di più nella storia. Poi dovrei tornare al Giro d’Italia. Lo scorso anno mi sono piazzato in due occasioni (sesto a Villafranca Tirrena e ottavo a Rimini, ndr), perciò potrei puntare un po’ più in alto: diciamo ad un successo di tappa. Purtroppo, però, sono programmi scritti sulla sabbia. Nemmeno quest’anno potremo contare su tante certezze».

Stefano Oldani con Marino Amadori al Giro della Valle d’Aosta.

Incertezze, responsabilità, pressioni: un insieme di questi fattori ha causato il ritiro di Tom Dumoulin. Tu, che hai compiuto 23 anni il 10 gennaio e che sei al secondo anno nella massima categoria, che idea ti sei fatto?

«Porto con me gli insegnamenti di Daniele Bennati, che conosco benissimo: tutto sta nel trovare l’equilibrio tra vita professionale e vita privata, quindi familiare e sociale. Se Dumoulin ha preso questa decisione, probabilmente la sua bilancia pendeva troppo da una parte e per niente dall’altra. Che il ciclismo stia diventando sempre più esigente e logorante non lo scopriamo certo oggi: non esistono vacanze vere e proprie, il peso dev’essere costantemente sotto controllo, il ritmo delle corse è alto da gennaio a ottobre. Non so fin dove arriveremo, sinceramente». 

Fin dove arriveranno i tuoi coetanei che già vincono il Tour de France, anche.

«Questo è un altro tema delicato. Non so come facciano, se posso dire la mia. Io preferisco crescere in maniera graduale, ma mi rendo conto che non si possono tirare i freni e perdere le gare volontariamente: se sono già così forti da vincere i grandi Giri e le classiche monumento, probabilmente non c’è niente da fare e non possono far altro che vincere. Ma in prospettiva rimango scettico: dura a lungo soltanto chi trova il proprio equilibrio».